Economia

Geotermia, rivolta contro lo stop

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Regole e incentivi

Geotermia, rivolta contro lo stop

La Toscana ha deciso. Stop alla trentina di progetti geotermici per sei mesi, cioè giusto il tempo che serve a completare lo spoglio dei voti all’elezione regionale, nella cui campagna elettorale i comitati del no-a-tutto possono avere un peso rilevante. È all’esame del Consiglio regionale la proposta di legge («Disposizioni urgenti in materia di geotermia») messa a punto dalla Giunta che blocca i progetti per sfruttare l’energia contenuta nel sottosuolo, come l’area di Larderello e le pendici del monte Amiata.

Protesta la Rete Geotermica, che raccoglie le imprese con cui l’estate scorsa il presidente della Toscana, lo stesso Enrico Rossi che oggi vuole la moratoria, aveva firmato un accordo per promuovere questa risorsa rinnovabile. Con una lettera aperta, le aziende della geotermia dicono che la legge regionale toscana è illegale, crea un danno ambientale e impoverisce non solamente l’Italia ma soprattutto la Toscana. Arrabbiate l’associazione Giga e il coordinamento nazionale Free. Simile il parere di uno degli esponenti di spicco del movimento ambientalista, Francesco Ferrante, che nei giorni scorsi è intervenuto più volte a favore della risorsa geotemica e contro la decisione della Toscana con un appello pubblico in cui – afferma Ferrante – «i comitati sedicenti ambientalisti in realtà finiscono per fare la figura degli utili idioti mentre le lobby fossili si fregano le mani».

La Toscana ha deciso di sospendere i procedimenti per il rilascio dei permessi di ricerca, le proroghe, gli atti di assenso per la realizzazione dei pozzi esplorativi.

La geotermia è la fonte energetica caratteristica della Toscana. Il polo storico di Larderello, che ha un secolo di attività, rappresenta da solo il 10% dell’intera produzione geotermica mondiale. A differenza delle grandi centrali geotermiche tradizionali, che con grandi impianti sfruttano il calore elevato del sottosuolo vulcanico, la trentina di nuovi progetti è caratterizzata dalla “bassa entalpia”, cioè dalle nuove tecnologie che con piccoli impianti consentono di estrarre l’energia da temperature del sottosuolo vicine a quelle di una pentola sul fornello.

Il principale operatore è l’Enel Green Power con 34 centrali in produzione, di cui 16 in provincia di Pisa e 18 fra le province di Siena e Grosseto, come attorno al monte Amiata, un antico vulcano spento.

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