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Dossier Un filo verde tra la Vallée e Parigi

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    Un filo verde tra la Vallée e Parigi

    Gli ultimi cento anni della Valle d'Aosta sono stati segnati dall'ambizioso progetto di utilizzo di risorse locali, la magnetite, il carbone, l'energia idroelettrica, in funzione di una presenza industriale dai rilevanti impatti ambientali, economici e sociali. Nel dopoguerra, gli addetti della Cogne avevano raggiunto un numero pari alla metà della popolazione di Aosta. I fumi e la polvere rugginosa che ricopriva i balconi segnalavano la presenza, separata ma pervasiva, dell'acciaieria. Negli ultimi decenni, mentre gli stabilimenti riducevano e qualificavano le attività, ha preso corpo un'altra immagine della Regione, ancorata al turismo e alla ricerca di una declinazione di quella green economy, dall'agricoltura di qualità alla creazione di aziende innovative, che andava affermandosi in Europa.

    Il filo conduttore di questa trasformazione dovrà sempre più essere legato alle strategie internazionali per fermare i cambiamenti climatici, che vivranno un importante appuntamento a Parigi a dicembre, alla Conferenza Cop21. La Valle già subisce pesantemente le conseguenze del riscaldamento globale: negli ultimi 120 anni nell'arco alpino le temperature sono cresciute di 2 °C, quasi il doppio della media del pianeta. I ghiacciai sono arretrati di 200 metri in sessant'anni. E in assenza di un incisivo accordo sul clima, le precipitazioni nevose caleranno del 70%, i ghiacciai subiranno una drastica contrazione e il deflusso delle acque si ridurrà del 7% già nei prossimi 35 anni. I rischi di questo scenario per le attività sciistiche e per la produzione idroelettrica sono evidenti.

    Dunque occorre un globale impegno per ridurre le emissioni, che necessariamente si declinerà anche a livello regionale. Non basta vivere dell'eredità dell'idroelettrico. Secondo gli scenari europei le emissioni del settore edilizio dovranno ridursi dell'80% entro il 2050: si dovrà quindi avviare una riqualificazione spinta con tagli dei consumi del 60%. Alcune esperienze di edilizia sostenibile sono presenti in Valle, ma occorre un salto di qualità. Andrebbero infatti valorizzate competenze e tecnologie legate agli edifici a basso consumo di energia, con la creazione di un tessuto di aziende all'avanguardia, come in Trentino Alto Adige. La riqualificazione spinta, possibile grazie a soluzioni finanziarie innovative, come quelle contenute in proposte di legge recentemente presentate in Regione, aiuterebbe a far uscire dalla crisi il comparto edile.

    Altro settore critico è la mobilità. I trasporti rappresentano quasi la metà dei consumi energetici della Valle. Sono molte le iniziative per valorizzare la mobilità flessibile e il trasporto pubblico che dovrebbero essere avviate. Incluso un incoraggiamento dell'auto elettrica. Infine, la sfida del futuro si giocherà sull'innovazione. In primis, quella green.

    L'autore è direttore scientifico del Kyoto Club

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