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Ilva, verso la revoca dei blocchi

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Ilva, verso la revoca dei blocchi

  • –Domenico Palmiotti

l’annuncio

La società conferma ai sindacati che il 19 marzo fermerà per i lavori dell’Aia l’altoforno 5: si farà ricorso a 4.500 contratti di solidarietà

taranto

Schiarita per l'Ilva, si va verso la revoca del blocco dei trasportatori e la piena ripresa delle attività delle imprese appaltatrici nel siderugico di Taranto. Dopo l'approvazione degli emendamenti che nella sostanza hanno cambiato il decreto legge presentato dal Governo alla vigilia di Natale e l'incontro di ieri pomeriggio tra le organizzazioni del trasporto e il ministro Maurizio Lupi, si registra meno tensione da parte dei fornitori, nell'ultimo mese preoccupati per i crediti maturati prima della collocazione dell'Ilva in amministrazione straordinaria. «Toglieremo oggi il blocco alla portineria C dello stabilimento di Taranto - annuncia Wladimiro Pulpo, rappresentante dei trasportatori associati a Confindustria Taranto -. Attendiamo solo il riscontro di un documento da parte del ministro Lupi in modo da discuterlo con la categoria». «Come trasporto abbiamo ottenuto due risultati - evidenzia Pulpo -. Con gli emendamenti, la possibilità di beneficiare della prededuzione rispetto ai crediti maturati con l'Ilva prima dell'amministrazione straordinaria e la sospensione dei tributi sino a dicembre. Attraverso il ministro Lupi, invece, c'è l'impegno dell'Ilva a pagarci il 90 per cento di acconto su tutti i trasporti da ora in poi. Una misura che varrà tre mesi, eventualmente prorogabili, in modo che i trasportatori abbiano subito nuova liquidità».

E semaforo verde è arrivato ieri pomeriggio anche dalle imprese che Confindustria Taranto ha riunito in assemblea. «Nell'Ilva abbiamo ripreso a lavorare già dopo il confronto di venerdì col Governo - afferma Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto -. Vedendo ora gli emendamenti al decreto, registriamo importanti passi avanti tra prededuzione per le pmi, moratoria fiscale sino a fine anno e accesso al fondo di garanzia per 35 milioni. Sino a una settimana fa c'era solo quest'ultimo intervento, adesso il pacchetto è più articolato e viene incontro alle nostre richieste». Cesareo osserva che «il percorso è ora tutto da costruire. Le modalità della prededuzione dovranno infatti essere specificate e andrà aperto un confronto con i commissari straordinari, però - evidenzia - è fuori discussione che si è aperta una strada nuova. Ne prendiamo atto favorevolmente».

Da ieri pomeriggio, intanto, il decreto sull'Ilva è in aula al Senato. Oggi dovrebbe esserci il voto e il Governo ha annunciato che porrà la fiducia. Dopo Palazzo Madama, il provvedimento andrà alla Camera. La scadenza per la conversione in legge è il 6 marzo. Dopo il lavoro delle commissioni, il provvedimento si presenta in una forma decisamente più robusta rispetto al varo. Sia il vice ministro allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, che il relatore del deccreto, il senatore Salvatore Tomaselli del Pd, parlano infatti di «svolta» e sottolineano che l'Ilva adesso è nelle condizioni di ripartire.

Per la provvista finanziaria dell'azienda, il decreto agisce su tre punti: svincola i 156 milioni dell'accantonamento Fintecna, autorizza i commissari a contrarre un prestito di 400 milioni garantito dallo Stato, e cambia la modalità d'uso dei soldi (1,2 miliardi) sequestrati ai Riva nel 2013 per presunti reati fiscali e valutari. Queste risorse non andranno più all'aumento di capitale ma al risanamento ambientale dello stabilimento attraverso un meccanismo che ne prevede l'impiego nella sottoscrizione di obbligazioni emesse dalla stessa Ilva in amministrazione straordinaria e intestate al Fondo unico giustizia. Anche i 400 milioni di prestito finanzieranno interventi per ambiente, ricerca, sviluppo, innovazione, formazione e occupazione.

Ieri, infine, l'Ilva ha confermato ai sindacati a Taranto che il 19 marzo fermerà per i lavori dell'Aia il grande altoforno 5. Non ci sarà la preventiva ripartenza dell'altoforno 1 che invece tornerà a produrre solo dall'1 agosto. Questo vuol dire che per quattro mesi il siderurgico subirà un drastico abbattimento della produzione di ghisa perchè avrà in marcia solo due altiforni su quattro. Possibile, inoltre, lo stop dell'acciaieria 1. Il risvolto occupazionale di tutto questo è il ricorso a 4.500 contratti di solidarietà, un migliaio in più rispetto a quelli in scadenza.

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