Economia

In vista una cauzione sulle lattine

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Industria

In vista una cauzione sulle lattine

I RISCHI

Il provvedimento potrebbe

generare sovraccosti

insostenibili soprattutto

per i consumatori e metterebbe in crisi il sistema di riciclo

Allarme delle imprese dell'imballaggio. Il Parlamento sta esaminando se introdurre una cauzione obbligatoria su lattine e bottiglie, con effetti disastrosi per l’ambiente. Per questo motivo alcune organizzazioni impegnate nella riduzione dei rifiuti chiedono di cancellare un passo del Collegato Ambientale ora all’esame del Senato. In particolare, diventerebbe obbligatorio il sistema del vuoto a rendere su cauzione per tutti gli imballaggi di acqua e birra vendute in alberghi e residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e locali pubblici. Come se una lattina o una bottiglia vendute nei supermercati fossero meno inquinanti di quelle del bar.

A chi conosce solo in superficie i temi dell’ecologia può piacere la norma protezionista della Germania, la quale per salvare il mercato delle birre locali contro lo strapotere dei colossi della lattina introdusse l’obbligo di cauzione, rivestito però di una vernice ambientale. Il ritiro degli imballaggi vuoti in Italia già viene adottato quando ha ragioni ambientali ed economiche; renderlo obbligatorio anche quando non ha senso per l’ambiente o per l’economia toglierebbe materia prima per le attività di riciclo, produrrebbe un andirivieni di camion carichi di imballaggi vuoti (cioè verrebbe trasportata aria confezionata) e genererebbe sovraccosti insostenibili per i consumatori. Con effetti disastrosi per il sistema del riciclo, che negli ultimi 15 anni attraverso il Conai e i consorzi di filiera che vi sono connessi è all’avanguardia tecnologica ed economica in Europa.

«È essenziale ed urgente cancellare l’ipotesi di cauzione», protesta Cesare Maffei, presidente del consorzio per il riciclo dell’alluminio, Cial. «Per esempio, chi vuole il vuoto a rendere non sa che una lattina di alluminio, strappata l’apertura e spesso schiacciata, non è tecnicamente riutilizzabile». Inoltre, per riusare un imballaggio alimentare serve un sistema di lavaggio e disinfezione, con gli effetti iambientali sull’uso di acqua, energia, risorse e composti chimici.

Nel 2013, grazie al recupero di 43.900 tonnellate di imballaggi in alluminio, si è raggiunto il risultato del 65% di riciclo e sono state evitate emissioni serra pari a 370mila tonnellate di CO2 ed è stata risparmiata energia pari a 160mila tonnellate di petrolio.

Anche le vetrerie sono contrarie. Le bottiglie a rendere hanno dimensioni diverse, e dovrebbero essere create linee di prodotto e catene di distribuzione separate secondo il tipo di consumo. Simile per le aziende dell’acqua minerale e della birra, che potrebbero usare bottiglie personalizzate ssolo organizzando un sistema dedicato, costoso e sprecone, per la consegna e il ritiro. Baristi e ristoranti dovrebbero dividere le bottiglie etichetta per etichetta, e far muovere i camion del ritiro per piccole quantità di bottiglie per volta.

«Tali maggiori costi — ha protestato l’Assovetro — potrebbero comportare un aumento dei prezzi finali con un ulteriore effetto negativo sui consumi».

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