Economia

I consumi vedono la luce in fondo al tunnel

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Industria

I consumi vedono la luce in fondo al tunnel

  • –Emanuele Scarci

LE IMPRESE

Latini (Coop Italia): in tre mesi

capiremo se è una tendenza

destinata a consolidarsi

Cesare Ponti: forte domanda

registrata già a dicembre

MILANO

Consumi fuori dal tunnel. Almeno questo emerge dai dati di Iri relativi alle vendite di grocery nella grande distribuzione a gennaio e parte di febbraio.

Secondo Iri, a gennaio le vendite di prodotti di largo consumo sono rimbalzate del 2% a valore e dell’1,9% in quantità rispetto al periodo analogo del 2014; le vendite sono state di 4,7 miliardi sui 61 complessivi del 2014. A febbraio (il monitoraggio è più ristretto) la crescita è stata dello 0,9% nella prima settimana e del 3,2% nella seconda.

Segnali fragili o una tendenza che si consoliderà? «Dopo quasi due anni di segni rossi e tanti accenni di ripresa - risponde di Gianpaolo Costantino, direttore della divisione consulenziale di Iri - siamo ragionevolmente certi che si tratti di una ripresa che però avrà bisogno di tempo per consolidarsi. Peraltro i risultati di vendita sono stati raggiunti senza un aumento della pressione promozionale. I dati di gennaio e febbraio porteranno in eredità un contributo alla crescita del mercato nel 2015».

«Abbiamo avvertito anche noi un rafforzamento delle vendite - interviene Maura Latini, dg di Coop Italia - ma credo siano necessari almeno tre mesi, al massimo quattro, per capire, senza sbagliare, il trend reale. Le nostre vendite sono influenzate anche dalla campagna “Costa meno” con 2mila prodotti a prezzi ribassati, il cui risultato ci dà grande soddisfazione».

Dal fronte degli industriali, osserva Giuseppe Ambrosi, titolare dell’omonima industria casearia «non avvertiamo un cambiamento netto del clima ma piuttosto un mantenimento dei livelli di consumo. La sensazione è che gennaio non sia andato male e che febbraio sia più brillante. Del resto se certi prodotti come gli yogurt e il latte fresco hanno accusato, in passato, perdite rilevanti ora c’è almeno la stabilizzazione». Su Grana padano e Parmigiano reggiano, Ambrosi rileva che «i consumi hanno tenuto e i prezzi sono scesi molto non a causa del crollo della domanda ma per effetto dell’indebolimento del prezzo del latte».

Cesare Ponti, proprietario della Ponti (aceti, sottaceti, condimenti e sughi), segnala di aver «registrato dei picchi di domanda già a Natale, come accadeva qualche anno fa. Poi in gennaio gli ordinativi, il sell in, si sono rafforzati, ma sono convinto che la risalita sarà lenta, se non altro perchè i consumatori hanno rivisto il loro stile di vita, rendendolo più sobrio ed eliminando gli sprechi».
Secondo Iri i segnali positivi arrivano anche dal carrello della spesa (gli acquisti a maggiore frequenza): «Le famiglie - spiega Costantino - dopo aver cambiato profondamente la composizione del carrello, sostituendo prodotti più costosi con altri più a buon mercato, ora hanno avviato il processo inverso. Del resto anche il potere d’acquisto accenna alla ripresa».

Nel paniere di Iri le vendite di alimentari segnano a gennaio uno strappo del 2,3%, le bevande del 3,6%, i prodotti per la cura della persona dell’1,7 mentre i soli prodotti per la cura della casa arretrano del 2 per cento. Nel comparto alimentare, sono in crescita la drogheria (+3,1%), l’ortofrutta (+1,8%), il fresco (+1,2%), il freddo (+0,6%) e il petcare (cibo per animali) +3,4 per cento.

La società americana segnala anche il perdurare della deflazione nella grande distribuzione (-0,6% a gennaio) mentre prosegue la discesa del marchio privato: a gennaio ha segnato una quota sulle vendite del 17,6% contro il 17,8% del 2014 e il 18,1% dell’anno prima. Le cause? I distributori hanno puntato molto sulle promozioni delle grandi marche ma queste hanno finito con lo spiazzare il prezzo del marchio privato. Poi hanno fatto la scelta strategica di abbandonare il primo prezzo per puntare sulla fascia premium.

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