Economia

Tirreno power pianifica lo stop

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Regole e incentivi

Tirreno power pianifica lo stop

  • –Jacopo Giliberto

La Tirreno Power svuota il magazzino a prezzi di realizzo. La prossima settimana comincerà lo sgombero di una prima parte del piazzale (il carbonile) coperto dalle 200mila tonnellate di carbone che fino a un anno fa — la centrale è chiusa per decisione della magistratura di Savona dal marzo 2014 — alimentavano la centrale elettrica di Vado Ligure. La conclusione cui molti sono arrivati è che la società controllata dal gruppo francese Gaz de France Suez ha deciso di arrendersi e smobilita per non riaprire più. Conclusione forse sbagliata: l’azienda smentisce ogni forma di disimpegno e semplicemente quelle 200mila tonnellate di combustibile sono inutilmente abbandonate da un anno sotto le intemperie.

La centrale savonese è sotto inchiesta: a dispetto delle smentite della scienza, la procura di Savona pensa che l’inquinamento prodotto dalla ciminiera abbia fatto strage, centinaia di persone, e l’inchiesta ha portato non solamente allo spegnimento degli impianti un anno fa ma anche a interventi diretti della procura nel procedimento tecnico, scientifico e amministrativo di autorizzazione dell’impianto. Nel procedimento amministrativo le pressioni fortissime dei magistrati non sono l’unica intrusione: con invasioni di campo intervengono politici, associazioni e comitati nimby.

Ieri a Roma si è svolta l’ennesima puntata del “tavolo tecnico” fra ministeri (Ambiente e Sviluppo economico in prima linea), istituzioni locali e azienda. Il Movimento 5 Stelle protesta: «Che senso ha questo tavolo se l’Autorizzazione integrata ambientale è stata già firmata non più tardi di due mesi fa?». Secondo i parlamentari liguri del partito, «evidentemente il ministro Galletti vuole trovare a ogni costo il modo per consentire alla centrale a carbone di riaprire e ricominciare a inquinare esattamente come prima».

L’azienda chiede ritocchi a un’autorizzazione che reputa inapplicabile. Per esempio vuole che i tempi dei lavori per ridurre l’impatto della centrale sull’ambiente partano dal momento in cui gli impianti saranno liberati dal sequestro. Il 31 dicembre scorso il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato la costruzione dell’immensa volta che dovrà coprire il carbonile e in contemporanea il ministero dell’Ambiente ha imposto all’azienda di costruire l’edificio colossale nei prossimi 15 giorni.

Alla Tirreno Power, l’autorizzazione rilasciata dall’Ambiente pare così inapplicabile da meritare un ricorso al Tar Lazio, ricorso che è stato presentato ieri.

Il Terminal rinfuse, che scaricava dalle navi il carbone, con il sequestro della centrale ha chiuso l’attività; senza navi, per vuotare il piazzale servirebbero 8mila viaggi di camion. La prima parte dell’operazione impiegherà 600-700 carichi. I comitati nimby già protestano per l’intollerabile inquinamento da gasolio che, dimostrano le rilevazioni dell’Arpa, è fra le prime cause dello smog di una città dall’aria fra le più salubri d’Italia. Dove andrà il carbone? Difficilmente alle centrali Enel di Genova e La Spezia, obbligate a un combustibile di tipologia diversa.

I dipendenti della Tirreno Power sperano che sia una manovra temporanea. Ma la centrale è già negli elenchi delle centrali fuori mercato e la società martedì ha annunciato una perdita di 384,4 milioni di euro tra il 2013 e il 31 ottobre 2014.

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I NUMERI

8 mila

L’operazione

Per vuotare il piazzale serviranno almeno 8mila viaggi di camion

384,4 milioni

Il rosso

Negli ultimi due anni Tirreno Power ha perso circa 385 milioni