
Il progetto «Valore Paese» si gioca quella che, fino a questo momento, è la sua carta più grande: la Villa Favorita di Ercolano, dimora barocca che ospitò Paolina Bonaparte e Ismail Pascià prima di diventare sede della banda musicale della scuola di polizia penitenziaria e attraversare la parentesi più buia della sua storia, tra chiusura al pubblico e degrado.
Adesso potrebbe «rinascere» albergo a cinque stelle, attraverso una concessione cinquantennale ai privati che avrà come corollario una parziale apertura alla cittadinanza di questo straordinario complesso monumentale di oltre 13mila metri quadri. Dipenderà dalla risposta al bando aperto dall’agenzia del Demanio lo scorso 29 dicembre, cui gruppi o cordate imprenditoriali potranno rispondere entro il 30 marzo. Se n’è parlato questa mattina all’interno delle scuderie della stessa Villa, in un evento organizzato da Demanio insieme con il ministero dei Beni culturali, regione Campania e comune di Ercolano.
«Questa operazione complessa – ha spiegato il direttore dell’agenzia del Demanio Roberto Reggi - che ha visto la cooperazione a tutti i livelli di molte istituzioni, rappresenta una sintesi di funzioni strategiche per il futuro di Villa Favorita e il contesto ambientale, territoriale e sociale nel quale è inserita, possibile solo attraverso il paternariato pubblico-privato e mediante strumenti che l’agenzia ha già sperimentato con successo. Oggi Villa Favorita è chiusa, l’obiettivo è quello di restituirla alla cittadinanza in tutto il suo splendore».
Per poter partecipare alla gara per la concessione di Villa Favorita, i soggetti interessati dovranno presentare, entro il 30 marzo 2015, oltre all’offerta economica, una proposta progettuale in linea con la vocazione turistica e culturale dell’immobile. Villa Favorita è inoltre inserita nel Programma integrato «Piu Europa Città di Ercolano» con il quale il concessionario potrà eventualmente beneficiare di finanziamenti agevolati fino al 70% degli investimenti stimati per l’intera operazione e delle agevolazioni previste dall’Art Bonus. La residenza borbonica rientra nel portafoglio di immobili del progetto «Valore Paese Dimore», iniziativa di Demanio, Invitalia e Anci che ha l’obiettivo di recuperare, riqualificare e valorizzare beni pubblici di notevole pregio storico-artistico, inserendoli in un network di strutture di ospitalità e accoglienza, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione di investitori privati.
Del progetto si è parlato per la prima volta nel 2012: il modello di riferimento resta quello dei paradores spagnoli e delle posadas portoghesi, antiche formule di successo tuttora efficacissime in terra iberica. Fino a oggi solo due operazioni sono andate in porto: l’esperimento pilota di Villa Tolomei a Firenze, concessa alla cordata composta da IsHotel – Luxury Hotel Management e MetaResort, e quello dei vecchi caselli daziari di Arco della Pace a Milano, andati a un pool di imprese guidati da Pessina Costruzioni. Su tutti gli altri fronti si sono viste ipotesi esotiche, pourparler e qualche offerta rispedita al mittente perché giudicata insoddisfacente. Non hanno certo giocato a favore crisi e assenza di strumenti come il contratto fiscale in grado di garantire la redditività nel tempo. A proposito della stessa Villa Favorita mesi fa si parlò addirittura dell’interessamento dell’emiro del Qatar. Solo rumors: la verità la sapremo dopo il 30 marzo. Secondo fonti ufficiose, sarebbero necessari circa 40 milioni per una conversione turistica della struttura. Tutto sta a trovare qualcuno interessato a investire sulla Villa una cifra simile, nella consapevolezza che dopo 50 anni il bene torna allo Stato.
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