Economia

Le imprese delle Marche fanno sistema: al via l’aggregazione

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MANIFATTURA

Le imprese delle Marche fanno sistema: al via l’aggregazione

A regime, al termine di due anni di sperimentazione, rappresenterà circa 2.500 imprese e alcuni tra i distretti produttivi più importanti del Paese, da quello del mobile (Pesaro) a quello delle calzature, che si estende su due province, tra Fermo e Macerata. Nelle Marche, regione con una storica vocazione manifatturiera, parte il percorso di aggregazione delle cinque associazioni territoriali degli industriali, oggi corrispondenti alle cinque province. È scattata infatti la fase della sperimentazione. Durerà due anni, sarà caratterizzata dall’attività di gruppi di lavoro sul tema dell’efficienza energetica, dell’internazionalizzazione, delle economie di scala, dell’innovazione. La posta in gioco è da un lato il miglioramento del livello di rappresentanza delle imprese, nei confronti degli enti locali e delle istituzioni; dall’altro una nuova stagione – all’insegna della maggiore efficacia – sul fronte dei servizi erogati alle aziende associate. Il percorso – sulla scia della riforma messa a punto dalla commissione Pesenti, che ridisegna le fondamenta di Confindustria – riguarda Pesaro e Urbino, Ancona, Ascoli Piceno, Macerata e Fermo. Aree di solida tradizione produttiva, con un forte settore metalmeccanico trasversale a tutte le province, un agroalimentare radicato in tutti i territori della regione, anche se con la propria punta di diamante nell’Ascolano, e poi cluster che sono autentici big nel panorama europeo, come quel calzaturiero che svetta con grandi brand e grandi numeri: una filiera di oltre 1.900 imprese, esportazioni per più di due miliardi, quasi 30mila addetti. Il patto aggregativo è il primo step per archiviare la frammentazione della rappresentanza e razionalizzare la spesa e la struttura organizzativa. Ed è l’esito dell’accelerazione impressa nell’ultimo anno dalle cinque associazioni. Contemporaneamente costituisce l’inizio della tessitura di un nuovo modello di associazione di categoria che individua nella Regione il primo interlocutore trasformando al contempo la propria governance. Il futuro presidente della nuova Confindustria regionale sarà eletto direttamente dalle aziende associate. E sarà superato il criterio di turnazione territoriale, anche se una stessa area non potrà esprimere un presidente per due mandati consecutivi. La sperimentazione adesso servirà a validare la nuova struttura organizzativa ipotizzata, senza modifiche nell’attuale gestione su base provinciale. I due grandi obiettivi da centrare sono quelli della ricerca di una maggiore qualità dei servizi alle imprese, un rafforzamento dell’azione di lobby nei confronti della pubblica amministrazione, la razionalizzazione dei costi, con effetti sui contributi associativi a beneficio delle aziende.

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