Economia

Nuovo ricorso contro la Tap

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Industria

Nuovo ricorso contro la Tap

  • –Domenico Palmiotti

APPRODI ALTERNATIVI

Solo il Comune di San Pietro Vernotico sarebbe possibilista

Ma cambiare ora il tracciato

comporterebbe un ritardo

di due anni nei lavori

LECCE

Nuovo braccio di ferro sul gasdotto Tap. Contro l’opera c’è un altro ricorso al Tar del Lazio. Lo ha presentato la Regione Puglia e si discuterà l’11 marzo. La Regione chiede che sia sospeso il decreto col quale a settembre il ministero dell’Ambiente, a chiusura dell’istruttoria tecnica, ha rilasciato la Valutazione di impatto ambientale favorevole a San Foca. Il sito del Salento è stato infatti ritenuto idoneo all’approdo dell’opera che, con un investimento di 40 miliardi di euro, dall’inizio del 2020 farà arrivare dall’Azerbaijan 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno.

Lo scontro è sull’applicabilità al progetto della direttiva Seveso. La regione la ritiene necessaria e ne rivendica la titolarità. Parere contrario, invece, dai ministeri dell’Ambiente e dell’Interno. Sin dall’inizio la Puglia è stata contraria a San Foca e adesso apre un altro fronte di contestazione. Anche il comune di Melendugno, nella cui area ricade San Foca, chiede l’applicazione della «Seveso». Ne ha fatto uno dei motivi aggiunti con cui al Tar ha impugnato il rilascio della Via favorevole all’opera.

Un mese dopo l’ultimo ricorso al Tar, conclusosi positivamente per Tap con lo sblocco dei carotaggi fermati dal comune di Melendugno con un’ordinanza, la partita torna dunque ai giudici amministrativi. E intanto è in una fase di stallo la fase successiva al rilascio della Via. Il ministero dello Sviluppo economico ha tenuto la conferenza di servizi per l’autorizzazione unica ai primi di dicembre ma, difronte al no della Regione al sito individuato, ha rimesso il dossier Tap a Palazzo Chigi nel tentativo di arrivare alla stretta finale. Passaggio, questo, contestato dalla regione, per la quale il Mise avrebbe chiuso il procedimento senza esperire ulteriori approfondimenti. E mentre contesta le decisioni del Mise e impugna al Tar il decreto di Via, la regione tenta anche di riaprire la discussione sull’approdo del gasdotto. Ieri, nella sede del dipartimento amministrativo della presidenza del Consiglio, si sono ritrovati gli amministratori dei comuni che la stessa regione ha convocato nei giorni scorsi per vedere se è praticabile un’alternativa a San Foca. C’erano Brindisi, San Pietro Vernotico (Brindisi), Torchiarolo (Brindisi), Otranto (Lecce) oltre a Melendugno. Da Brindisi, Torchiarolo e Otranto sono venuti altrettanti no ad ospitare il gasdotto. I sindaci di Brindisi e Torchiarolo hanno ricordato le delibere contrarie adottate. «Già a dicembre 2013 ho detto no al gasdotto e oggi ve lo ribadisco di persona» ha affermato il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales. Quello di Otranto, Luciano Cariddi, ha invece fatto presente che il Comune è già sito autorizzato per un altro gasdotto, quello di Ig-Poseidon. Impossibile, quindi, portarne un altro, ha obiettato il sindaco Cariddi, critico sul fatto che il Salento rischia di avere due gasdotti a 20 chilometri di distanza l’uno dall’altro. Nessun pregiudizio ma disponibilità ad approfondire, è invece venuta dal sindaco di San Pietro Vernotico, Pasquale Rizzo: «Fateci capire impatto e ricadute». Rizzo ha quindi chiesto almeno due settimane di tempo prima di dare una risposta. Ma da fonti vicine a Tap, nel ricordare che San Foca è validato dal ministero dell’Ambiente come il più idoneo e il meno impattante, si osserva che non c’è più tempo per riaprire la partita. Tra progetto, istruttoria e nuova Via, ci vorrebbero infatti altri due anni e bisognerebbe ripartire da zero.

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10 miliardi mc

La portata del gasdotto

I metri cubi annui potranno però salire fino a 20 miliardi

40 miliardi

L’investimento complessivo

La Tap parte dall’Azerbaijan per approdare sulle coste della Puglia