Economia

Rigassificatore di Trieste, partita riaperta

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Industria

Rigassificatore di Trieste, partita riaperta

LE POSIZIONI

Comune di Trieste e regione

si oppongono. Confindustria: «L’opera rientra nelle politiche energetiche del Paese. Siamo troppo dipendenti dall’estero»

Una risposta scritta, pubblicata giovedì 26 febbraio 2015 nell’allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente) della regione Friuli Venezia Giulia, riapre la partita del rigassificatore di Trieste: «Con parere n. 1706 del 6 febbraio 2015 la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas ha concluso il supplemento istruttorio che aveva portato all’emanazione del decreto di temporanea sospensione dell’efficacia del decreto Via del 17 luglio 2009, relativo al parere favorevole di compatibilità ambientale relativo alla realizzazione nel porto di Trieste di un rigassificatore Gnl da parte della Gas natural rigassificazione Italia Spa».

Il parere è arrivato dopo una interrogazione presentata da Sel in commissione Ambiente: in sostanza «non si evidenziano aspetti di incompatibilità ambientali tra le previsioni del proposto nuovo piano regolatore portuale di Trieste e il progetto dell’impianto di Zaule». L’informazione è stata «portata a conoscenza nelle naturali sedi competenti per i seguiti autorizzatori, cioè al ministero dello Sviluppo economico, alle amministrazioni territoriali e alla società proponente». E la risposta, su scala locale, non si è fatta attendere: il Consiglio comunale di Trieste ha votato compatto per una mozione che esprime contrarietà. Sull’impianto progettato dalla multinazionale spagnola Gas Natural - un investimento privato da 500 milioni, il cui iter è iniziato nel 2004 - sembrava essere calato il sipario dopo il parere dell’Autorità portuale, che a gennaio 2013 lo aveva definito «non compatibile con l’attività dello scalo che registra traffici navali, movimentazione merci e passeggeri in continua crescita». Ora il porto ha un commissario, Zeno D’Agostino. A lui, nel primo incontro ufficiale, il 23 febbraio scorso, la presidente della regione Debora Serracchiani, ha ricordato la posizione della regione: «Abbiamo ereditato una situazione pesante dal punto di vista dell’autorizzazione di Via nazionale sul rigassificatore, poiché il precedente esecutivo regionale non aveva espresso fin dall’inizio una posizione di contrarietà. All’atto del nostro insediamento abbiamo cercato di far rivedere la posizione del ministero dell’Ambiente». Serracchiani ha ricordato la contrarietà più volte espressa anche dal governo della Slovenia.

La valutazione di impatto positiva del 2009 torna dunque efficace, ma questa resta una valutazione legata al fattore ambientale. L’ultima parola sul rilievo strategico del progetto spetta al ministero dello Sviluppo. Intanto gli industriali della regione richiamano l’attenzione sulla dipendenza energetica dell’Italia: «La prima conseguenza è una dipendenza dalle nazioni fornitrici, la seconda è un costo dell’energia è più alto che altrove, con un’incidenza negativa sulla competitività delle imprese e aggravi in bolletta del 30% in Friuli VG rispetto ad Austria e Slovenia – spiega Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia –. Nel caso del gas, l’Italia si rifornisce tramite Stati come la Russia e la Libia, che vivono in questo periodo una situazione sociale, politica ed economica delicata». L’ipotesi di un rigassificatore nell’area rientra pertanto «nel quadro più ampio delle politiche energetiche per il Paese. Può sembrare che ora l’Italia non abbia bisogno di molta energia, ma questo è un fatto legato alla situazione economica di crisi che tutti si augurano sia ormai alle spalle».

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LA VICENDA

Il progetto

La multinazionale spagnola Gas Natural ha presentato l’istanza di avvio di procedimento autorizzativo per un terminale di rigassificazione il 1. luglio 2004, al ministero delle Attività produttive

L’investimento

Si tratta di 500 milioni a capitale interamente privato; l’impianto avrebbe una capacità di 8 miliardi di metri cubi l’anno

Gli ostacoli

Tutti gli enti locali coinvolti e le associazioni ambientaliste sono contrari. La Via favorevole del 2009 era stata sospesa; ora la commissione fa sapere che non ci sono incompatibilità ambientali