Economia

Ansaldo addio, il marchio è Hitachi

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Industria

Ansaldo addio, il marchio è Hitachi

  • –Francesco Prisco

LE RASSICURAZIONI

C’è la volontà di investire

in Italia per farne il pivot

dello sviluppo in Europa

Test del Frecciarossa 1000

ormai prossimo al debutto

PISTOIA

Una vita – recita un antico proverbio giapponese – dura una generazione, il buon nome per sempre. Il nuovo corso di AnsaldoBreda e Ansaldo Sts, le due controllate di Finmeccanica dell’industria ferroviaria rilevate una settimana fa dal gruppo nipponico Hitachi Rail con un deal da circa 1,9 miliardi, partirà proprio dal cambio di nome: sugli stabilimenti di Pistoia, Napoli, Reggio Calabria e Genova sventolerà presto il marchio Hitachi.

Lo ha rivelato ieri Alistair Dormer, global ceo di Hitachi Rail, per la prima volta in visita al sito toscano di AnsaldoBreda dopo l’annuncio dell’acquisizione. «Siamo consapevoli – ha spiegato - dell’importanza storica che queste aziende hanno per l’Italia, svilupperemo il mercato domestico, ma riteniamo che per confrontarsi meglio con i mercati globali sia strategico un re-branding». E le novità non finiscono qui: il quartier generale delle due aziende presto integrate nel gruppo nipponico sarà Londra, già headquarter di Hitachi Rail.

C’è la volontà di investire con forza per trasformare l’Italia nella testa di ponte per crescere in Europa («Chi spende cifre simili – ha detto – per rilevare due società lo fa per continuare con gli investimenti ed espandersi»), mentre sulla garanzia dei livelli occupazionali rispetto ai 2mila addetti di Breda e ai circa 4mila di Sts «l’impegno assunto con Finmeccanica – ha spiegato Dormer – è per tre anni, ma un gruppo che punta alla crescita non pensa certo a licenziare, semmai ad assumere» e per l’Italia all’orizzonte c’è addirittura il «possibile reclutamento di nuovi ingegneri». Il risparmio «semmai si otterrà sulla supply chain».

Dormer è a Pistoia da due giorni e ieri, insieme con l’ad di Breda Maurizio Manfellotto e una delegazione di prime linee del gruppo giapponese, ha tenuto a battesimo il primo test del Frecciarossa 1000 sulla rete ferroviaria, in attesa del debutto per Trenitalia dei primi otto/dieci treni con l’orario estivo. Rispedito al mittente qualsiasi riferimento a eventuali ritardi nella consegna delle commesse. «Quello che Breda e Sts dovranno fare – ha aggiunto Dormer – è produrre in efficienza mezzi di qualità, rispettando i tempi». Ai giapponesi interessano tutti i segmenti presidiati dalle due società italiane: alta velocità, regionali («Mercato dalle grandi potenzialità»), metropolitane e sistemi di segnalamento. Il cammino per la crescita passa attraverso l’estero: «Nei Paesi del Medio Oriente e del Sud Est asiatico – ha commentato il ceo – nei prossimi 10 anni si registreranno importanti investimenti sul segmento mass transit. Puntiamo a intercettarli».

Le acquisizioni nello Stivale fanno salire il gruppo nipponico che in giro per il mondo conta 330mila addetti dal settimo al quarto posto della classifica dei player dell’industria meccanico-ferroviaria, con ricavi aggregati per oltre 2,7 miliardi. E sono dati fermi ai bilanci 2013 che non tengono ancora conto dell’exploit che Breda, a seguito del faticoso processo di risanamento avviato tre anni fa da Manfellotto, si appresta a fare con il rendiconto 2014. «I cambiamenti – ha detto Dormer – che ho riscontrato in questo stabilimento rispetto a quando l’ho visitato tre anni fa (vedi il Sole 24 Ore del 27 marzo 2012) sono enormi», si continuerà su quel binario in un processo di integrazione «nei team design, produzione, acquisti e vendite» già contemplati in Hitachi Rail.

L’unica domanda che il ceo dribbla è quella sull’ammontare degli investimenti italiani. Il closing dell’operazione annunciata la scorsa settimana con Finmeccanica non ha ancora avuto luogo. In questa fase «i nostri competitor non aspettano altro che raccogliere un dato del genere».

.@MrPriscus

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