Economia

La Camera approva il decreto Ilva

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La Camera approva il decreto Ilva

  • –Matteo Meneghello

Il piano di salvataggio dell’Ilva è legge. Il Parlamento ha approvato ieri a maggioranza (248 sì, 126 no, 50 astenuti) la conversione del dl «Taranto» varato dal Consiglio dei ministri lo scorso Natale. Il testo della legge è quello modificato dopo la discussione in Senato di queste settimane (gli emendamenti principali hanno avuto per oggetto l’adozione di misure per tutelare parte dell’indotto, la definizione esatta delle tempistica per adempiere all’Aia, garanzie finanziarie e di tipo giuridico). Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha ricordato che la legge è «un progetto serio che riguarda tutta la città di Taranto, non solo il polo siderurgico. Risaniamo e rilanciamo l’Ilva, perché è una realtà strategica per il Paese, ma lo facciamo - ha sottolineato – mettendo al centro la tutela dell’ambiente». Sulla stessa linea il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Secondo il ministro l’approvazione del decreto, grazie alla forte iniezione di liquidità che ne deriverà, darà una spinta determinante ai lavori per il risanamento ambientale, garantirà la salvaguardia dei livelli occupazionali e consentirà al paese di potere continuare a disporre della produzione siderurgica di uno degli stabilimenti più importanti d’Europa. «Grazie al lavoro dei tre commissari – conclude Guidi – si potrà traghettare Ilva verso un ritorno alla normalità proprio nel momento in cui i primi segnali di ripresa dell’economia italiana stanno riaccendendo la domanda di acciaio». Non sono mancate critiche. Per gli esponenti di Sel si tratta dell’«ennesimo dl blindato che viola la costituzione», per i deputati del M5s «è una proroga a vita dell’Ilva che è in realtà solo un modo per far rientrare le banche dalle loro esposizioni». Per il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, «è una legge fortemente lacunosa». Il deputato leghista, Davide Caparini, ha ricordato al momento della votazione che «quattromila aziende dell’indotto dell’Ilva attendono da anni i pagamenti. L’ingerenza della politica nella gestione dell’Ilva sta desertificando il patrimonio siderurgico del paese».

In base al decreto avranno accesso alla prededuzione dei crediti maturati esclusivamente le pmi che in Ilva hanno eseguito lavori di risanamento ambientale o di continuità produttiva, comprese quelle dell’autotrasporto (che da metà gennaio avevano organizzato un’iniziativa di protesta bloccando ogni movimentazione). Le pmi, in base al decreto, hanno ottenuto garanzie di riscossione per quanto fatturato all’Ilva nei mesi precedenti il21 gennaio ma non ancora liquidato. Inoltre è prevista la sospensione del pagamento, fino al 15 settembre, dei tributi e di eventuali procedure cautelari ed esecutive connesse. Sospesi fino al 2017 i pagamenti delle quote di capitale su mutui e finanziamenti eventualmente contratti. Le pmi dell’indotto potranno anche accedere, per nuove operazioni di finanziamento, al fondo di garanzia, che allo scopo è stato dotato di 35 milioni.

Definite anche le risorse per sostenere l’amministrazione straordinaria nell’opera di risanamento e di raggiungimento dei target ambientali. Innanzitutto, saranno immediatamente sbloccati i 156 milioni del contenzioso Fintecna. I tre commissari potranno poi chiedere fino a 400 milioni di prestito garantito dallo Stato per investimenti e innovazione. Ci sono, poi, le somme esequestrate dalla Procura di Milano alla famiglia Riva (circa 1,2 miliardi). Circa 150 milioni sono in Italia, il restante è in Svizzera: un emendamento prevede l’emissione di obbligazioni da parte dell’amministrazione straordinaria dell’Ilva e la loro intestazione al fondo unico giustizia, a garanzia di questa ultima somma. Il decreto consente l’operatività della Marzano bis (alla quale Ilva ha avuto accesso dal 21 gennaio): ora inizia il cammino verso la costituzione della newco pubblica che nei prossimi mesi acquisirà gli impianti e il personale dall’azienda commissariata.

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