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Mezzogiorno: un piano in otto mosse per colmare il ritardo con il Nord

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COMPETITIVITÀ

Mezzogiorno: un piano in otto mosse per colmare il ritardo con il Nord

Un piano per il Mezzogiorno in otto mosse finalizzato a superare il divario dal Nord, è quello messo a punto da un pool di economisti e studiosi, su iniziativa della Fondazione Matching Energies. Il piano è stato presentato a Napoli con il convegno “Mezzogiorno futuro prossimo” promosso dalla stessa Fondazione che fa capo all’imprenditore campano Marco Zigon, fondatore e guida della Getra, e dal Denaro.

Le proposte, avanzate da Paolo Savona, Domenico De Masi, Massimo Lo Cicero, elaborate a conclusione di un lavoro che ha mobilitato oltre trecento persone tra imprenditori, professionisti, amministratori meridionali, sono solo una griglia, che sarà poi possibile declinare in numerosi interventi. Infrastrutture, formazione, turismo e beni culturali, snellimento delle procedure, credito: sono alcuni dei temi trattati. Ma con alcune avvertenze generali.

Sulle risorse, a esempio. «Le proposte – precisa Paolo Savona – non presentano vincoli ostativi di tipo finanziario, ma richiedono una diversa destinazione degli stanziamenti già disposti in Italia e in Europa». Savona dubita che il Qe di Mario Draghi possa produrre effetti significativi sull’economia meridionale. «Non c’è motivo per cui la Banca d’Italia debba comprare titoli di stato – critica – È necessario invece che la liquidità venga necessariamente destinata agli investimenti». Savona calcola che, poiché il Pil pro capite del Sud è pari al 46% di quello del resto d’Italia, si potrebbe aspirare a ottenere un tiraggio minimo di 76 miliardi in 19 mesi, che sarebbero più che sufficienti per realizzare gli interventi.

Gli studiosi del Manifesto “bocciano” l’ipotesi di un ritorno al ministero per il Mezzogiorno, formulata qualche tempo fa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. «L’ultima cosa di cui c’è bisogno – afferma Massimo Lo Cicero – è un lord protettore. Al Sud serve qualcosa di più. Abbiamo il viceministro al bilancio, Enrico Morando. Del resto abbiamo una tradizione di illustri ministri del Bilancio – da La Malfa a Giolitti – che ebbero un ruolo decisivo sulla vita del Mezzogiorno d’Italia. Vorrei che diventasse il vero regista di una ripresa unitaria della crescita. Oggi esiste una Agenzia, costituita per migliorare la spesa dei fondi europei, ma per ora non ancora visibile».

Uno degli otto punti del programma riguarda proprio la creazione di un’ Agenzia diretta da un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che inquadri un parco progetti per il Sud nell’ambito del Piano Junker e della nuova politica monetaria della Bce (Qe), accompagnandolo «con una politica fiscale parametrata ai divari di reddito pro capite tra Nord, Centro e Sud».

Torna così il tema della fiscalità di vantaggio, invocata dagli studiosi meridionalisti e su cui anche il consigliere economico di Renzi, Yoram Gutgeld, ospite in occasione della presentazione a Napoli, assicura attenzione del Governo. Come intervenire? Si parte dalla proposta di creare un parco progetti che chiuda in rete tutti i servizi del Mezzogiorno con il resto d’Italia e l’Europa. Per Savona: «Il bisogno di reti marittime, ferroviarie e informatiche è sentito ed esse sono necessarie per abbattere le diseconomie esterne». Si parla di reti, e non più di infrastrutture: in molti casi queste ultime non mancano, ma non sono sufficienti le connessioni.

Si propone, poi, di creare una scuola di formazione della classe dirigente meridionale. Si potrebbe, sostengono, rilanciare il Formez, riportandolo da Roma, al Sud. Gli esperti del Manifesto non risparmiano critiche su molti fronti: «Il Formez – dice Domenico De Masi – oggi è ridotto a larva inefficiente con dirigenti immeritevoli. Sarebbe meglio riportarlo al Sud, rilanciarlo in grande stile, e, soprattutto, affidarlo a formatori meritevoli».
Il tema della formazione viene però declinato in più espressioni nel Manifesto meridionalista: si propone infatti anche di creare una scuola di management turistico e culturale. E, per questa, si indica persino la sede: lo splendido sito reale di San Leucio, progettato da Luigi Vanvitelli per ospitare le fabbriche borboniche della seta, oggi ristrutturato ma non utilizzato. Viene considerato adatto a diventare un prestigioso campus internazionale. «Oggi si cercano all’estero i direttori dei nostri poli culturali – aggiunge De Masi – Ed è necessario formarsi a Losanna».

Ancora di formazione e cultura si tratta quando, tra le proposte per ridurre il divario tra Nord e Sud, si immagina la creazione di numerosissime e diffuse “Navi della conoscenza” sul modello di quelle oggi attive nelle favelas brasiliane per promuovere un salto nella cultura informatica. Per le imprese, si sollecita, poi, l’attivazione dello Sportello Unico, più volte promesso. Che non funga solo da passacarte – si legge nel programma – ma con poteri decisionali su qualsiasi iniziativa economica. Oltre a un Centro di analisi, proposta e verifica di buon funzionamento del credito bancario e finanziario meridionale finalizzato al sostegno dell’attività produttiva nel Mezzogiorno.

Per concludere, poi, con un'ottava mossa considerata prioritaria rispetto a tutte: perseguire la “tolleranza zero” verso la microcriminalità, e investire su un'azione educativa del cittadino per convincerlo che è suo interesse rispettare la legge. «Il problema del Mezzogiorno non è di qualcun altro – ha precisato il consigliere economico di Renzi, Gutgeld – Il governo farà la sua parte. Prima affrontando il problema Italia, poiché se questa riparte, traina anche il Sud». Poi ha aggiunto: «Per il Sud quest’anno ci sono risorse 9 miliardi di fondi europei. Risorse finora mal gestite, anzi troppo spesso non spese. Noi ci stiamo organizzando per cambiare il sistema e a questo scopo abbiamo creato l'Agenzia». Infine Gutgeld punta il dito: «Ma è necessario che ogni regione e ogni città faccia i propri piani. Partendo dalle potenzialità di ciascuna». Quel che ha già fatto per macro linee il manifesto per il Mezzogiorno.

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