Economia

Cina, tolleranza zero sui falsi online

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Regole e incentivi

Cina, tolleranza zero sui falsi online

  • –Rita Fatiguso

CONVITATO DI PIETRA

Nel mirino il colosso Alibaba, campione per fatturato

ma anche per articoli copiati: autentico solo il 40%

dei prodotti venduti

PECHINO

L’e-commerce in Cina ha sfondato nel 2014 il tetto del 10% sul totale della rete commerciale e viaggia a un ritmo di crescita tra il 30 e il 40% all’anno. Ma non tutto va liscio, le piattaforme online sono un colabrodo, i prodotti falsi impazzano, le richieste di risarcimento da parte di clienti delusi sono cresciute a dismisura così il ministro dell’industria Zhang Mao ha appena lanciato un attacco frontale ai trafficanti di prodotti copiati online e, di conseguenza, a chi li ospita sulle proprie piattaforme e non fa abbastanza per stroncare il fenomeno.

Zhang Mao durante la conferenza stampa che ha tenuto in occasione delle due sessioni del Congresso del Parlamento cinese ha evocato il vero convitato di pietra: Alibaba Group Holding Ltd., il colosso online “inventato” da Jack Ma, un’azienda campione per fatturato ma anche per prodotti copiati. Una realtà che dovrà fare da apripista anche per quanto riguarda la regolamentazione del commercio online.

A gennaio, infatti, si è bruscamente interrotta la luna di miele tra la Cina e il ricco tycoon fresco di quotazione da record a Wall Street: un rapporto di Saic (State administration for industry and commerce), ovvero proprio il ministero dell’Industria dimostrava che meno del 40% dei prodotti venduti su Taobao, il popolare negozio online di Alibaba, era autentico. Il rating di Alibaba inoltre era persino più basso dei diretti competitor. Peraltro l’indagine era stata lanciata prima della quotazione sui listini americani e questo aveva creato non pochi problemi di gestione della fase precedente all’Ipo. Insomma, Alibaba si sarebbe imbellettata in vista dello sbarco in borsa attribuendosi un punteggio migliore nella lotta interna ai prodotti contraffatti.

Un simile stato di cose, secondo il ministro Zhang Mao, «può compromettere non solo la buona fede dei cinesi ma anche i rapporti con i Paesi dai quali la Cina importa prodotti di qualità». L’Europa, e in particolare l’Italia, specie per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti alimentari.

Zhang ha proposto di stabilire un nuovo sistema che monitori le aziende dell’e-commerce per verificare se si danno da fare oppure no. Schedando quelle che insistono nel vendere prodotti non autentici. Sbarrando la strada ai furbi. Un pugno di ferro che sembra dettato anche dalle ultime vicende che coinvolgono il colosso di Hangzhou: l’incontro di Jack Ma con i vertici di Saic a fine gennaio è finito in un nulla di fatto, mentre le quotazioni del titolo a New York oscillavano paurosamente. Dall’inizio dell’anno le perdite sono state a due cifre per l’uomo dei record Jack Ma.

Alibaba aveva promesso una stretta collaborazione con le autorità di controllo, inclusa la condivisione dei dati degli utenti con le autorità cinesi solo se relativi alle indagini sul terrorismo o reati simili. Sulla contraffazione ha detto di voler lavorare duramente, almeno 90 milioni di elenchi di prodotti a rischio sono stati banditi dalle piattaforme, 160mila dollari investiti per fermare i venditori scorretti. Ma non è servito a molto, nemmeno il team da duemila persone dedite alla caccia al falso o la denuncia di 400 contraffattori.

Saic insiste sul fatto che Alibaba consente ai suoi clienti, i commercianti, di operare senza le licenze necessarie, di copiare marchi famosi e vendere vino adulterato e borse false. C’è chi ha pescato perfino falsi diplomi venduti online. Il ministero finora non ha adottato misure nei confronti di Alibaba, ma come dimostra l’orientamento emerso dalla conferenza stampa lo Stato cinese non vuol cedere sulla linea della fermezza.

Nel tentativo di recuperare terreno sull’affidabilità del suo business, Alibaba si è rivolto all’autorità di controllo AQSIQ, l’ente responsabile della qualità dei prodotti importati. Si tratta di una strategia legittima, ma completamente diversa da quella suggerita da Zhang Mao: prendendo accordi con AQSIQ alla quale ha promesso la più ampia collaborazione visto che a sua volta dialoga con le dogane, Alibaba scaricherebbe sulle dogane stesse la responsabilità della garanzia dei prodotti di importazione. Che è proprio quello che non vuole ottenere chi ha lanciato la campagna tolleranza zero.

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LE CIFRE

618 milioni

I clienti potenziali

Solo metà del totale di utenti internet cinesi fa acquisti online

8%

La Cina nel mondo

La quota del mercato dell’e-commerce sul totale globale