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Effetto mini-euro per il made in Italy

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Effetto mini-euro per il made in Italy

Negli ultimi dodici mesi l'euro ha perso quasi un quarto del proprio valore rispetto al dollaro. La discesa da quota 1,39 all'attuale livello, sempre più vicino alla parità, offre alle aziende della zona euro, e dunque all'Italia, spazi aggiuntivi di competitività, con la possibilità di manovrare i propri listini all'export per sfruttare al meglio la situazione.

Un esempio numerico può aiutare. Poniamo il caso di un'autovettura prodotta in Italia, prezzo di listino 10.000 euro. Un anno fa una famiglia di New York, per comprarla, avrebbe dovuto sborsare 13.900 dollari. Ad un anno di distanza il produttore italiano ha diverse opzioni a disposizione. Se decide di aumentare al massimo la propria quota di mercato può lasciare inalterato il listino in euro, incassando sempre 10.000 euro a veicolo. La famiglia di New York ora pagherà l'auto appena 10.600 dollari, 3.300 in meno rispetto ad un anno prima, uno sconto pari alla svalutazione della moneta unica.

Alternativamente il produttore italiano può puntare a massimizzare i propri margini, spingendo verso l'alto il listino in euro fino a lasciare inalterato l'esborso in dollari per la famiglia Usa, per la quale non cambierà nulla. Continuerà a pagare l'auto 13.900 dollari, come l'anno precedente, portando però nelle casse dell'azienda italiana questa volta oltre 13mila euro.

Tra i due estremi sono ovviamente possibili strade intermedie, quasi certamente le più gettonate, con le aziende impegnate da un lato a rendere i propri prodotti più competitivi riducendo i prezzi, dall'altro sfruttando l'effetto cambio per migliorare i propri margini. L'impatto sul nostro export è dunque positivo, a cominciare dall'area che viene fatturata direttamente in dollari, pari al 24% del nostro export secondo le stime Istat.

Più complesse le stime settoriali, che tengono conto di diversi fattori, tra cui l'importanza relativa dei mercati dell'area del dollaro per lo specifico comparto e il peso dei concorrenti dei paesi delle valute che si apprezzano, ora in difficoltà nel mantenere la propria competitività. Intesa Sanpaolo, sintetizzando questi aspetti, ha provato a mettere in fila i comparti. Moda, meccanica ed elettronica sono le tre aree che potrebbero trarre maggiore beneficio da questa situazione, all'estremo opposto largo consumo e metallurgia sono invece i settori meno esposti a queste oscillazioni valutarie. Vediamo in dettaglio i “vincitori” in uno scenario di euro verso la parità con il dollaro, concentrandoci in particolare sulla situazione negli Stati Uniti.

Le conseguenze per il made in Italy

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