Economia

Il piano Cevital resta un mistero

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Lavoro

Il piano Cevital resta un mistero

  • –Matteo Meneghello

I MOTIVI DEL «GIALLO»

La società algerina vuole

approfondire le questioni

tecniche legate al possibile

riavvio dell’altoforno

in alternativa ai forni elettrici

I DUBBI COMPETITIVI

Difficile la saturazione

ad aprile dei laminatoi:

l’equilibrio economico

è reso arduo dai prezzi

dei semilavorati

Il piano industriale di Cevital per l’ex Lucchini resta ancora nei cassetti. Ieri l’atteso confronto con il presidente di Cevital, Issad Rebrab (appuntamento strappato in extremis dai rappresentanti dei lavoratori il giorno precedente) è stato nuovamente rimandato. I sindacati riferiscono che la giustificazione ufficiale è legata, ancora una volta, alla necessità da parte dei vertici del gruppo algerino di approfondire le questioni tecniche legate al possibile riavvio dell’altoforno (impianto spento l’anno scorso) come alternativa alla costruzione di due forni elettrici prevista dai progetti presentati al commissario straordinario Piero Nardi in sede di offerta definitiva. In due mesi dall’avvio del dialogo con i sindacati all’indomaani della firma sul contratto preliminare, la trattativa per il piano sociale, funzionale alla firma definitiva sull’acquisizione, non è mai decollata (il termine ultimo per siglare l’intesa resta il 3 maggio, in concomitanza con la scadenza dei contratti di solidarietà). A questo punto, nonostante sul piano ufficiale questa coincidenza venga negata, diventa cruciale l’appuntamento del 19 a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo Economico, dove i protagonisti della vicenda (i vertici di Cevital, il commissario e le istituzioni locali) sono stati convocati dal viceministro Claudio De Vincenti proprio per discutere del piano industriale.

La riflessione sul revamping dell’altoforno di Piombino – operazione giudicata complicata dagli addetti ai lavori, considerando che l’impianto è a fine campagna e che il sito toscano manca ormai della cokeria – è iniziata a maturare, tra i vertici di Cevital, dopo le consultazioni con i principali produttori di impianti (da Danieli a Tenova, passando per Sms e Paul Wurth) in vista dell’acquisto dei forni elettrici. Nell’unico «piano industriale» consegnato da Cevital ai sindacati (una paginetta contenente i punti chiave della «fase 1» dell’operazione) si punta esplicitamente, da aprile, ad una saturazione degli impianti di laminazione, in attesa del riavvio dell’area a caldo (servono almeno due anni per costruire e portare a regime i forni elettrici). L’obiettivo al momento sembra difficilmente raggiungibile: l’equilibrio economico ipotizzato da Cevital è messo in discussione dalle difficoltà a reperire sul mercato, in questa fase, semilavorati ad un prezzo conveniente (attualmente si sta lavorando ancora con il materiale acquistato dalla procedura) e, in futuro, dai costi energetici e dalle difficili dinamiche del mercato italiano del rottame. L’afo, invece, potrebbe beneficiare delle basse quotazioni del rottame. L’altoforno, secondo indiscrezioni, tenterebbe soprattutto il presidente Rebrab, ma vedrebbe invece fermamente contrario il suo braccio destro, Fardi Tidjani, candidato in pectore al ruolo di amministratore delegato per le attività italiane di Cevital (oltre alla siderurgia, a Piombino si punta sulla logistica e sull’agroalimentare). Il vertice romano servità a chiarire la vicenda, sempre più ingarbugliata, sulla quale nei giorni scorsi ha espresso la sua preoccupazione anche il sindaco di Piombino, Massimo Giuliani, dal momento che investe direttamente anche il tema legato alle bonifiche, alla pianificazione territoriale e, naturalmente, alla salvaguardia occupazionale.

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