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Maserati torna ai dieci turni e scatta la cassa integrazione

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AUTOMOTIVE

Maserati torna ai dieci turni e scatta la cassa integrazione

I sindacati firmatari del contratto Fiat Chrysler parlano di un assestamento dei volumi «fisiologico», dopo i picchi del 2014 e, soprattutto, sottolineano come l'accordo mantenga la capacità produttiva dello stabilimento, che resta dunque a quota 2.900 addetti, compresi i quasi 300 impiegati. «Si tratta dell'assetto migliore – sottolinea Roberto Di Maulo, segretario Fismic – per garantire il massimo utilizzo degli impianti e la tutela dell'occupazione».

Per la Fiom, è «negativo» il dato sulla riduzione dei programmi produttivi e dei volumi, ma la soluzione adottata, «se applicata correttamente e in modo omogeneo – sottolinea Federico Bellono segretario della Fiom di Torino – permetterà una rotazione equa tra tutti i lavoratori e dovrebbe evitare che ci siano lavoratori penalizzati rispetto ad altri, dall'utilizzo di questo strumento».

La nuova organizzazione del lavoro entrerà in vigore dal 23 marzo e andrà avanti fino al 31 luglio. Modifica il modello avviato a settembre dell'anno scorso, con i 12 turni e il lavoro al sabato – già sospeso, però, a dicembre e a gennaio – per gestire la salita produttiva per i modelli Maserati Ghibli e Quattroporte. Ma lascia aperta la possibilità, dicono i delegati, che in estate la produzione cresca in relazione alla dinamica della domanda sul mercato americano. Un assestamento che comunque «non ridimensiona i numeri degli addetti della Maserati e che, soprattutto – sottolinea Claudio Chiarle, segretario della Fim di Torino – non riporta in Mirafiori, con una cassa integrazione pesante, centinaia di lavoratori trasferiti a Grugliasco dalle Carrozzerie».

La settimana scorsa operai e amministrativi hanno votato per l'elezione delle rsa nello stabilimento di Grugliasco, che non era andato al voto tre anni fa perché ancora in fase di riorganizzazione. Primo sindacato tra gli operai – ha votato circa il 73% degli aventi diritto – è risultato il Fismic, con quasi il 40% delle preferenze, seguito da Fim (29,41%) e Uilm (28,04).

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