Economia

Imprese innovative torinesi tra investimenti e stagnazione

  • Abbonati
  • Accedi
RICERCA CAMERA DI COMMERCIO

Imprese innovative torinesi tra investimenti e stagnazione

Piccole, longeve, impegnate ad investire in Ricerca e sviluppo una media del 4% del fatturato, presenti sui mercati internazionali. Ma anche sostanzialmente ferme nel processo di crescita e di conquista di nuovi mercati e di nuovi clienti. Sono le caratteristiche che emergono da un’indagine della Camera di commercio di Torino e del Politecnico sulle imprese innovative. Il campione esaminato è composto da 364 aziende che operano nei settori dell’high tech, con attività brevettuale, una collocazione in incubatori e parchi scientifici, la partecipazione a poli di innovazione o a progetti speciali dell’ente camerale, l’assegnazione di progetti di ricerca cofinanziati da soggetti pubblici.

«Insomma - ha commentato Guido Bolatto, segretario generale della Camera di commercio - le aziende che dovrebbero rappresentare la punta di diamante dell’imprenditoria subalpina». E invece, nonostante i numerosi aspetti positivi a partire dalla longevità (il 62% delle aziende opera da oltre 15 anni), dalla ricerca emerge un evidente scoraggiamento, una stagnazione. Problemi legati a fattori esterni, a partire dalla crisi che ancora non è stata superata. «Il 25-30% degli addetti delle aziende associate - ha spiegato Alberto Dal Poz, presidente dell’Amma (l’associazione di oltre 800 imprese meccaniche e metalmeccaniche) - è ancora interessato da forme di cassa integrazione». E poi la difficoltà di accesso al credito, la crescente conocorrenzialità sui mercati internazionali, il mancato sostegno alle attività all’estero.

Ma emergono anche i limiti interni. Come la scarsa conoscenza dei mercati stranieri, i mancati interventi per far conoscere il proprio marchio, la carenza di manager e di personale dedicato a questo settore. «Pare quasi - ha sostenuto Marco Cantamessa, presidente dell’incubatore del Politecnico di Torino I3P - che non ci sia la voglia di crescere. Non si fanno fusioni, né acquisizioni, neppure alleanze societarie». E Giuliana Fenu, responsabile della direzione regionale piemontese per la competitività, ha aggiunto che le Pmi hanno difficoltà a gestire strategie relative al capitale umano, così come non sono in grado di affrontare, contemporaneamente, l’innovazione e l’espansione internazionale. Perché se è vero che il 68% delle imprese innovative esporta, per il 25% le vendite all’estero rappresentano meno del 5% del fatturato e solo il 21% realizza all’estero più del 60% del proprio fatturato.

Altro aspetto critico è la scarsa attenzione delle imprese innovative verso le iniziative di sostenibilità ambientale, un settore che invece offre ampie prospettive legate ai finanziamenti europei. E quasi il 50% delle imprese innovative lamenta proprio la carenza di finanziamenti pubblici.

© Riproduzione riservata