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Milano vetrina mondiale dei robot

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Industria

Milano vetrina mondiale dei robot

  • –Nicoletta Picchio

ritrovare la fiducia

Galdabini (Ucimu): se in Italia si torna a investire

nei beni strumentali significa che l’industria manifatturiera ha imboccato la ripresa

roma

Questa volta, dopo il round di Hannover, tocca a Milano: Emo, la fiera mondiale della macchina utensile, robotica e automazione si terrà ad ottobre, in concomitanza con l’Expo. In un 2015 che si prospetta in rosa, con un aumento della produzione del 4,2 rispetto al 2014, che ha segnato a sua volta +4,6% di produzione e un +14,7% degli ordini. «Dati molto positivi. La componente estera sta andando bene, in un comparto che esporta il 75 per cento. Ma è importante la ripresa della consegne agli italiani, che hanno avuto un +21,1 per cento. Se in Italia si torna ad investire in macchine utensili vuol dire che l’industria manifatturiera ha imboccato la strada della ripresa», ha detto Luigi Galdabini, presidente Ucimu, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, che organizza l’evento.

A dare un’idea dell’importanza della fiera Emo sono i numeri: arriveranno 1.600 espositori, 150mila visitatori, in rappresentanza di 100 paesi, la superficie espositiva sarà di oltre 120mila metri quadrati. «Tokyo per esempio è la metà», ha spiegato Pier Luigi Streparava, commissario generale Emo Milano, durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri a Roma per presentare l’evento, con il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il direttore generale dell’Ice, Roberto Luongo, il direttore generale per la promozione del sistema paese, Andrea Meloni.

«Le macchine utensili sono un settore che anche grazie agli incentivi del governo come la Nuova Sabatini sta avendo un impulso. Se le imprese cambiano i macchinari è segno che c’è una fiducia di base, che prima o poi si vedrà una ripresa. Ora si tratta di finalizzare questi segnali portando avanti le riforme vere», ha detto Squinzi, sottolineando l’importanza dell’Expo per rilanciare la crescita.

Nella Capitale, non a caso: «È la riprova dell’importanza strategica del settore per l’economia italiana. Coinvolgendo l’Ice e i ministeri interessati, dagli Esteri allo Sviluppo, stiamo lavorando per portare più presenze dall’estero», ha detto Luongo, mentre Meloni si è soffermato su un maggiore coordinamento del sistema paese.

L’Italia, ha detto Galdabini, è il quarto produttore al mondo, terzo esportatore dopo Germania e Giappone, e sta dimostrando maggiore sprint nella Ue e rispetto alla Germania. Il comparto ha 400 aziende, 32mila addetti diretti, più altrettanti nell’indotto. Il fatturato è di 4,6 miliardi, con un contributo al pil che sale a 7,2 miliardi se si considerano anche i servizi offerti. Il settore avrà buona salute anche per il prossimo triennio: per il 2015 appunto la produzione salirà a quasi 4,9 miliardi, + 4,2 rispetto al 2014. Positivo l’andamento dell’export, a +4,2%, a 3,5 miliardi di euro, con le consegne dei costruttori sul mercato interno che segneranno un aumento del 4,1% pari a 1,39 miliardi. Il consumo domestico crescerà del 4,5% arrivando a 2,5 miliardi di euro. Positivo il dato relativo al saldo commerciale che, in aumento del 3,7% si attesterà a 2,3 miliardi.

«Nell’arco dei prossimi tre anni aumenterà l’Asia, nel 2018 il 60% dei macchinari saranno venduti agli asiatici», ha detto Galdabini, con una produzione mondiale che crescerà fino a 71 miliardi nel 2018 (+18% rispetto al 2015). L’Europa, seconda area di consumo, vedrà crescere la domanda a 17,2 miliardi nel 2018, +16,2 per cento. Nel 2018 la Cina da sola assorbirà il 45% del consumo mondiale.

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