Economia

Ex Lucchini, il governo sollecita Cevital

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Industria

Ex Lucchini, il governo sollecita Cevital

  • –Matteo Meneghello

IL QUADRO

La riapertura dell’Afo

sarebbe la via più semplice

per tornare rapidamente

a produrre e tagliare i costi

ma ci sono dubbi sulle risorse

Un piano industriale in tempi stretti, accompagnato da un programma finanziario idoneo a sostenerlo. Il ministero dello Sviluppo economico sollecita Cevital, in procinto di rilevare le attività della ex Lucchini di Piombino, a dettagliare articolazione e tempistica dei propri programmi per lo sviluppo dell’acciaieria toscana in amministrazione straordinaria. Il piano latita dal confronto sindacale da almeno due mesi. L’annuncio ufficiale, formulato ieri al tavolo del Mise, dell’intenzione di Cevital di riattivare l’altoforno spento di Piombino, ha contribuito (nel giudizio dei partecipanti alla riunione) a fornire elementi di chiarezza («comincia a delinearsi un futuro» ha puntualizzato il Mise) sui quali ora impostare il dialogo. Per Cevital si tratta, forse, dell’ultima chiamata, visto che l’accordo sindacale è atteso entro fine aprile (prima della scadenza dei contratti di solidarietà di cui stanno beneficiando gli addetti del sito). La task force si riunirà nuovamente a Roma il prossimo 9 aprile, e in quella sede, riferisce la Regione Toscana, il gruppo dovrebbe presentare il piano industriale e soprattutto quello economico: le nuove scelte, legate all’Afo e quindi alla nuova cokeria, comportano una lievitazione dei costi inizialmente stimati da Cevital e il gruppo dovrà dimostrare idonee garanzie finanziarie a sostenerle.

Secondo quanto riferisce la Regione, Cevital giudica il revamping dell’altoforno la strada più veloce (l’operazione dovrebbe richiedere cinque mesi) ed efficiente per tornare ad alimentare i laminatoi, in attesa di realizzare un forno elettrico (servono due anni per costruirlo), che sarà un impianto di nuova generazione, nel quale si potrà conferire anche ghisa liquida, e che dovrebbe sorgere nell’area periferica di Ischia di Crociano, affiancandosi all’afo nel rilancio dell’area a caldo di Piombino.

In queste settimane, secondo fonti industriali, Cevital avrebbe incontrato difficoltà a reperire sul mercato semilavorati ad un prezzo conveniente (soprattutto per i blumi da rotaie, la produzione di Piombino ad alto valore aggiunto), e per questo si sarebbe convinta, ascoltando i pareri tecnici delle principali aziende impiantistiche (Danieli, Tenova, Paul Wurth, Sms) dell’opzione altoforno. Anche secondo una nota del Comune di Piombino le ragioni che spingono alla riaccensione dell’afo sono soprattutto legate alla necessità di produrre acciaio speciale, oltre che di riassorbire più lavoratori possibile in tempi brevi.

Questa nuova scelta pone però nuovi interrogativi ambientali e logistici. Per questo motivo, ha precisato il Mise, sono stati definiti due gruppi tecnici azienda-governo-istituzioni, destinati all’analisi delle problematiche connesse all’ambiente e alle infrastrutture. Il primo, ha riferito l’assessore alle attività produttive della Toscana, Gianfranco Simoncini, dovrà verificare tutte le autorizzazioni ambientali in essere e quelle necessarie per l’assetto produttivo definitivo (che varia con l’afo in funzione), il secondo si occuperà delle questioni delle infrastrutture portuali, per organizzare l’utilizzo degli spazi all’interno del porto, in modo da conciliare le attività in corso e che si stanno sviluppando. Sul piano delle autorizzazioni ambientali impatta senza dubbio la necessaria costruzione di una nuova cokeria (serviranno almeno 18 mesi per realizzarla e nell’attesa il coke sarà comprato sul mercato, ulteriore scelta onerosa per i nordafricani).

Cevital ha comunque confermato l’impegno a spostare le acciaierie in modo da liberare le aree più vicine al centro abitato, dove sviluppare le attività nell’agroalimentare e nella logistica. Confermate la volontà di revampare i laminatoi e di costruirne un quarto. «È stata ribadita da tutte le parti in causa - precisa il Mise - la volontà di mantenere gli impegni assunti il 9 dicembre, al momento della stipula, avvenuta a Palazzo Chigi, del preliminare di vendita».

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