Economia

Gli spedizionieri liguri sfidano i porti del Nord europa

  • Abbonati
  • Accedi
logistica

Gli spedizionieri liguri sfidano i porti del Nord europa

Ci sono 10 milioni di teu (container da 20 piedi) che sbarcano nei porti del Nord anziché in quelli del Sud, pur essendo destinati ad aree geografiche (di Svizzera, Austria e Germania) più vicine all’Italia e ai porti liguri (circa 400 chilometri) che non a quelli del Northen range (mille chilomentri). La scelta di sbarcare nel Nord Ue nasce da una convenienza commerciale legata a un differenziale di costi e tempo del 20%, favorevole agli scali del Northen range.

Ma questo gap può facilmente essere superato dai porti italiani e, segnatamente, da quelli liguri, che sarebbero in grado di recuperare, rispetto ai porti del Nord, tre giorni nei tempi di movimentazione dei container. A sostenerlo sono i presidenti delle associazioni di spedizionieri di Genova (Spediporto), Maurizio Fasce, di Savona (Isomar), Alessandra Orsero, e della Spezia (Associazione spedizionieri del porto), Alessandro Larghezza, i quali hanno deciso di far lavorare le tre realtà di concerto, per realizzare un efficientamento del sistema portuale ligure che punta a condurre sui moli della regione parte del traffico contendibile del Nord Europa.

D’altro canto, si legge nella relazione comune che i tre hanno letto durante l’assemblea congiunta delle tre associazioni, tenutasi a Genova, «il 54% del traffico contenitori italiano» sceglie «uno scalo ligure e questo significa oltre 16 milioni di dati che vengono annualmente processati nei vari sistemi informatici, pubblici e privati, ad oggi non ancora in grado di interoperare in maniera efficiente».

Calcoli definiti «prudenziali», dicono gli spedizionieri, «evidenziano come un più efficace sistema di dialogo informatico garantirebbe non solo una sensibile accelerazione operativa ma anche un risparmio di oltre tre milioni di ore lavorate». Esiste, insomma, la possibilità «attraverso interventi mirati, di un effcientamento tutto portuale con il pre-clearing (lo sdoganamento delle merci mentre sono ancora a bordo in navigazione, ndr) e una seria interoperabilità tra operatori privati e pubblici», nonché lo sportello unico doganale.

Questo, secondo gli spedizionieri, permetterebbe di «superare in efficienza i tempi di resa dei porti del Nord, tornando a rendere interessanti e commercialmente appetibili i nostri scali. Il nostro sistema sarebbe in grado di recuperare così fino a 72 ore (3 giorni) rispetto all'attuale scenario». E si arriverebbe al quel risultato «attraverso un coordinato utilizzo di strumenti già in uso, a costo zero e impatto ambientale nullo».

Sempre secondo gli spedizionieri, «per ogni unità di tempo risparmiata (quantificata in un lasso compreso tra 3 e 6 ore, a seconda del momento di ciclo produttivo, ndr) vi è un potenziale mercato non domestico di oltre 200mila teu che può tornare a guardare con interesse i porti liguri. Secondo la scala di valori numerici recentemente pubblicata in uno studio Fedespedi, ciò significherebbe, in termini economici, oltre 1,419 miliardi di euro di maggiori income per il sistema ligure, ogni 200mila teu».

Gli spedizionieri sono convinti, quindi, che «attraverso un progetto nazionale, a driver pubblico, di interoperabilità tra Port community system (la piattaforma per la gestione amministrativa e operativa dei processi in ambito portuale, ndr) sia possibile, su scala regionale, sostenere la creazione, sul modello europeo, di un Interport community system (Ipcs) che veda la partecipazione diretta di tutti gli operatori portuali».

L’obiettivo è di «affiancare ai programmi di potenziamento infrastrutturale (hardware), i progetti di adeguamento (software) delle tecnologie di sostegno telematico al ciclo documentale e di controllo delle merci». Il tutto «senza ricorrere al falso mito dei corridoi doganali, elemento di impoverimento del tessuto economico e non in grado di garantire uno sviluppo equilibrato di tutto il comparto marittimo al crescere dei traffici mercantili».

© Riproduzione riservata