«Noi andiamo avanti con Metroweb. Se Telecom ci sta e si unisce a noi bene, altrimenti ci saranno due reti». Suonano come un ultimatum le parole del presidente di Cdp, Franco Bassanini, durante il convegno organizzato dall’Aiip (si veda articolo in basso). Di certo segnalano l’inasprirsi di un braccio di ferro con Telecom, sullo sfondo di un Piano banda ultralarga che non riesce a decollare e anzi si riempie di incognite, ma anche di una partita sul destino di Metroweb che si avvicina alla sua fase conclusiva che potrebbe arrivare, secondo alcune previsioni, tra fine mese e metà maggio.
Nelle intenzioni del governo la controllata dal fondo F2i e partecipata dal Fondo strategico italiano di Cdp dovrebbe diventare - attraverso la newco Metroweb Sviluppo - il veicolo per gli investimenti pubblici e privati nella banda ultralarga. Telecom si è detta disposta a partecipare solo con la maggioranza. Cosa non gradita agli altri operatori (soprattutto Vodafone), ma neanche all’Antitrust che ha dato un parere che sembra spingere verso un’ipotesi di “condominio” fra vari operatori.
Per ora solo Vodafone Italia ha presentato una lettera d’intenti per acquisire la quota F2i. «C’è una trattativa concreta», ha detto Bassanini, precisando: «Intendiamo procedere con chi ci sta: le manifestazioni di interesse che non pongono condizioni rispetto alla presenza di altri azionisti sono oggetto di un’attenzione non generica, ma concreta».
Dall’altra parte però la partita sembra farsi sempre più dura dopo che Telecom ha ufficializzato i suoi investimenti in Ftth in 40 città. Una mossa con la quale l’operatore - mettendo sul piatto fondi propri per le coperture - punta a rendere non incentivabili da parte pubblica gli investimenti di altri operatori in quelle aree. Su questo punto Bassanini non ha risparmiato un riferimento pungente: «Con gli investimenti annunciati per 500 milioni», l’ex monopolista al massimo può fare «qualche quartiere».
Ad analizzare la mossa di Telecom, potrebbe a ogni modo non cambiare granché ai fini pratici del bloccare l’arrivo di agevolazioni pubbliche in quelle aree, se l’ex monopolista coprisse una quota significativa del territorio anche se non tutto. Certo è che se Telecom non entrasse nella partita Metroweb «ci saranno due reti», ha chiarito Bassanini mettendo sul tavolo l’impegno di Cdp disposta a rilevare la quota di F2i quando se ne rileverà la necessità («è un fondo di investimento e prima o poi dovrà disinvestire») e qualora non andassero in porto la soluzione Vodafone o altre.
Se dunque fra Telecom e Cdp non ci si dovesse fermare alle semplici schermaglie lo scenario della doppia rete potrebbe diventare realtà, anche se bollata come «spreco di risorse» da parte del vicesegretario generale di Palazzo Chigi Raffaele Tiscar. «Per ora - ha aggiunto - si chiacchiera, quando ci saranno persone che scavano, mi porrò la domanda se sono veramente impazziti». Il tutto con una postilla: «Il governo interviene con incentivi dove nessun operatore realizzi le infrastrutture».
Insomma, una partita che si fa spinosa. E nella quale ieri ha fatto capolino anche il tema dello switch off della rete in rame, che a fine febbraio aveva anche preso forma in un decreto apparso e poi scomparso. Il problema della migrazione degli utenti dal rame alla fibra «è oggettivo, non lo invento io: le modalità le vedremo, è un problema oggettivo». Anche qui la replica di Bassanini: «Archiviamo lo scorporo della rete, richiederebbe troppo tempo bloccando investimenti in Ngn che devono partire subito».
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