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«Più garanzie sul futuro di E.On»

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Industria

«Più garanzie sul futuro di E.On»

L’E.On sta ridisegnando le strategie internazionali ed è in difficoltà in Italia, dove il cambiamento di paradigma del mercato elettrico ha messo a rischio decine di centrali di quasi tutte le società. Il migliaio di dipendenti italiani della multinazionale energetica tedesca temono per il loro futuro e per questo motivo i sindacati Filctem Cgil, Femca Flaei Cisl e Uiltec Uil hanno deciso lo sciopero di tutti gli addetti italiani del gruppo mercoledì 22 aprile, tutto il giorno.

Tema della protesta, le «gravi incertezze sulle garanzie economiche e occupazionali per i 940 lavoratori». Si fermeranno non solo i dipendenti giornalieri (manutenzione, uffici, staff e così via) ma anche i turnisti che fanno marciare le centrali di Fiume Santo (Sassari), Ostiglia (Mantova), Tavazzano (Lodi), Livorno Ferraris (Vercelli), Scandale (Crotone), Ferrara e del nucleo idroelettrico di Terni. È in programma una manifestazione a Roma, davanti alla sede del ministero dello Sviluppo economico. I consumatori elettrici, assicurano i sindacati, non avranno disagi «perché la si svolge secondo le norme legislative previste dalla regolamentazione del diritto di sciopero in vigore nel settore elettrico».

Che cosa chiedono i sindacati? Non riescono ad avere dall’azienda — dicono — alcuna chiarezza sulle garanzie del posto di lavoro, nemmeno secondo i criteri del nuovo Jobs Act, e «sulle modalità attraverso le quali effettuare il passaggio dei lavoratori alle potenziali società acquirenti».

In gennaio era stato stipulato un accordo per vendere il 1° maggio al gruppo ceco Eph la centrale a carbone (Fiume Santo) e le sei centrali a ciclo combinato.

Ai primi di maggio la capogruppo di Düsseldorf definirà la divisione strategica dell’intera multinazionale in due società distinte, di cui una che svilupperà le fonti rinnovabili e l’altra si concentrerà sulle tecnologie a combustibile fossile come carbone e gas.

Il quadro di incertezza viene reso più complesso dall’intervento della magistratura, su ordine della quale ieri mattina la Finanza ha messo agli arresti domiciliari per inquinamento il capo della centrale di Fiume Santo e altre persone. L’accusa nasce dalle perdite di olio combustibile usato per alimentare due gruppi della centrale.

La presenza dell’E.On in Italia nasce quando, con la liberalizzazione elettrica, l’Enel dovette cedere numerose centrali attraverso le cosiddette “genco”, una delle quali fu acquisita dalla spagnola Endesa. Poi, quando l’Enel ha acquisito l’Endesa, le centrali sono passate alla società tedesca.

Da anni il settore della produzione elettrica è in difficoltà: molte centrali sono tecnologicamente vecchie e il mercato con domanda bassa è saturato dall’abbondanza d’offerta di chilowattora rinnovabili a basso prezzo. Sono decine le centrali che lavorano a mezza potenza o stanno spente per periodi lunghi. Una quarantina di centrali paiono destinate a uscire dal mercato, di cui circa la metà sono dell’Enel. Se l’investitore ceco non ha progetti differenti, sono fra le centrali in difficoltà di mercato anche Fiume Santo, Tavazzano e Ostiglia dell’E.On.

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