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Dossier Cinquemila imprese nel sito di Rho

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Dossier | N. (none) articoliSpeciale Expo 2015

Cinquemila imprese nel sito di Rho

Una squadra formata da quasi 7mila operai che lavorano da un anno e mezzo al sito espositivo. A cui si aggiungono 5mila aziende, la maggior parte del Nord Italia, impegnate nei padiglioni, nelle forniture e nei servizi; le quali, a loro volta, secondo un calcolo indicativo, stanno impiegando mediamente 35mila persone (secondo una stima prudenziale 25mila, secondo quella più ottimistica 50mila). Si contano infine altri mille professionisti dipendenti della società Expo. Questo è intanto il primo bilancio occupazionale di Expo, nella fase di cantierizzazione.

Poi, quando il sito, tra dieci giorni, sarà terminato, e si passerà alla fase gestionale, si calcola che ci saranno a Rho 4-5mila persone, tra italiani e stranieri, impegnate nei 54 padiglioni e nei 9 cluster tematici; a questi si aggiungono altri 10mila addetti notturni, più 750 esperti della sicurezza di società private (affiancati dall’esercito, soprattutto durante la notte). E questo è il bilancio durante il semestre dell’evento universale. Fino a qui le ricadute occupazionali sono certe. Le prospettive indicate un anno fa dagli economisti della Sda Bocconi e dalla Camera di commercio di Milano hanno invece proiezioni molto più lontane, e quindi meno verificabili nell’immediato. Così come hanno proiezioni al 2020 i dati sul volume d’affari generato dall’evento (23,6 miliardi di produzione aggiuntiva in tutta Italia) e sulle possibili ricadute sul Pil (10 miliardi). Certo è che lo sforzo di lavoratori, aziende e enti è, per l’occasione, straordinario e coinvolge in prima battuta numerosi partners ufficiali (più di 25), aziende leader nei settori dell’innovazione, della tecnologia, dell’energia, della mobilità, della sicurezza e del banking, che hanno deciso di investire nel progetto.

Cifre sull’occupazione a confronto

Secondo le stime degli economisti la città di Milano ospiterà 20 milioni di visitatori nel corso del 2015, e a beneficiarne sarà prima di tutto l’area milanese, ovviamente. Secondo la ricerca l’indotto della manifestazione a Milano sarà quantificabile in 2,05 miliardi e 20mila occupati. Più coinvolti i settori del turismo e della ristorazione, con 1,6 miliardi di produzione aggiuntiva e 18.300 occupati; ma anche il commercio, con quasi mezzo miliardo di produzione aggiuntiva e 700 unità di lavoro.

L’impatto riguarderà tutto l’anno in corso, con un picco in corrispondenza del semestre di Expo. E questo soltanto per quanto riguarda solo il cosiddetto “fuori Expo”, cioè gli eventi di Milano durante il semestre maggio-ottobre. Per gli economisti bocconiani, nel complesso l’evento, compresa anche la filiera diretta, porterà ben 102mila unità di lavoro a Milano, con 12,7 miliardi di produzione aggiuntiva sul territorio, spalmati nel periodo 2012-2020. Un periodo evidentemente molto lungo. A questo si aggiungerebbe, sempre secondo la ricerca, l’occupazione nella Lombardia e nel panorama nazionale. In regione ci saranno 27mila nuovi posti di lavoro, e in Italia 191mila, sempre nel periodo 2012-2020. Fino al 2015 gli addetti saranno principalmente impegnati nelle costruzioni e nell’industria; nel corso dell’evento sarà la volta di turismo e servizi all’impresa e alla persona, per poi tornare, una volta chiuso il semestre, all’industria e al commercio. Con Expo, infine, nasceranno 11mila nuove imprese in Italia, di cui la metà in Lombardia.

Dopo un anno da questa ricerca, ancora valida per gli economisti, la società di gestione di Expo preferisce mantenersi su stime più prudenziali e vicine nel tempo. Ciò che viene sottolineato è che l’indotto turistico, milanese e nazionale, potrà crescere di 5 miliardi. Più il calcolo, già evidenziato, sugli attuali addetti nei cantieri e durante il semestre. Gli addetti impegnati (circa 14mila) nella gestione durante il semestre di Expo sono stati selezionati tramite Manpower. Saranno 120 le nazionalità rappresentate nel mondo del lavoro: il 78% arriva dall’Italia e il 22% dall’estero. Circa il 59% sono studenti.

Il trend del turismo

Tra gli operatori del turismo c’è sempre stato ottimismo, ma negli ultimi mesi sono cominciate le preoccupazioni: a marzo le attese nei confronti di Expo non si erano ancora tradotte in una quantità massiccia di acquisti o prenotazioni di pernottamenti. Per Confesercenti si parlava di appena il 5% sul totale degli affari. Per Assolombarda il business crescente si confermava, un mese fa, solo nelle aree vicine al sito espositivo, dove si sono già registrati picchi del 75% sull’occupazione totale delle camere delle strutture ricettive, mentre a Milano si parlava di tendenza «lenta e timida». Tuttavia le aspettative degli operatori oggi parlano di un picco tra settembre e ottobre. Per il momento sono stati venduti 9 milioni di biglietti, e ci si aspetta di arrivare entro i primi giorni dell’evento a quota 10 milioni. Questo farebbe ben sperare.

Secondo gli operatori, i fattori che possono aver inibito le prenotazioni per il periodo primaverile sono le notizie su possibili lacune nella realizzazione del sito; i dubbi sui mezzi di trasporto, cioè la scarsa fruibilità del sito e la difficoltà nel raggiungerlo; la promozione ancora lenta, sia sul sito che sugli eventi collaterali. Al tempo stesso gli albergatori si rendono conto che buona parte del business ormai si muove su canali alternativi. Da una parte la tendenza a prenotare viaggi in autonomia attraverso internet; dall’altra la ricerca di strutture come i bed&breakfast o gli affitta-camere, non rilevate dalle statistiche. Su quest’ultimo punto, a Milano si registrano 450 società o strutture (contro le 650 tradizionali), in grado di garantire in città e nelle zone limitrofe 2.500 alloggi.

I tour operator internazionali, insieme ai partner di Expo, confermano tuttavia le aspettative migliori: 20 milioni di ingressi nel semestre maggio-ottobre, di cui tra i 5 e i 6 milioni provenienti dall’estero. Di questi, la maggioranza arriverà da fuori Europa: un milione solo dalla Cina e quasi un milione dagli Stati Uniti d’America. Il 30% delle presenze dovrebbe essere rappresentato dai cosiddetti «visitatori», chi andrà essenzialmente nel sito di Expo; il 70% può essere definito «turista», intenzionato cioè a rimanere più a lungo a Milano (o in Italia). A maggio potremo toccare con mano e cominciare vedere le prime ricadute su Milano e sul paese.

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