Tra due settimane sarà già Expo. Siamo agli sgoccioli. La lunga marcia di avvicinamento all’evento universale si sta esaurendo. Ora, però, non è più solo una questione di padiglioni, cantieri e infrastrutture di collegamento al sito. È soprattutto una questione di coinvolgimento del pubblico, coinvolgimento emotivo. Una manifestazione come l’Expo deve prima di tutto emozionare, entusiasmare. E sotto questo aspetto, stando agli ultimi sondaggi, c’è ancora del lavoro da fare. Ormai quasi tutti gli italiani sanno dell’Expo (94%) e che si parlerà di alimentazione (82%). Ma il legame con la manifestazione è debole: poco più della metà degli interpellati esprime interesse (56%), mentre solo un quarto consenso e adesione (25%). Ma non tutto è perduto: il 33% dichiara che andrà certamente a visitare Expo e quasi la metà (45%) è incerto, ma possibilista. Lo rivela un’indagine di AstraRicerche per Manageritalia su un campione di 1.004 individui, rappresentativo degli italiani (15-70enni), intervistato a fine marzo. In altre parole: si tratta di convincere quel 45% di italiani dubbiosi a visitare l’Expo. Come? Spiegandogli che, comunque vada, si tratta di un’occasione storica. Il solo precedente, per Milano, risale a oltre un secondo fa: l’Expo del 1906, in padiglioni ed edifici appositamente costruiti nell’area alle spalle del Castello Sforzesco (l’attuale parco Sempione) e nell’area allora occupata dalla Piazza d’armi sulla quale dal 1923 sorgerà la Fiera di Milano. Il tema scelto fu quello dei trasporti. Una tema attualissimo per un’epoca che si affacciava alla modernità e scopriva le prime grandi innovazioni tecnologiche. Come attualissimo è il tema di oggi, dell’Expo 2015: il cibo, l’alimentazione, l’esigenza di nutrire il pianeta. Perché rinunciare?
Certo, di autogol ce ne sono stati a ripetizione in questi anni. Inutile ripercorrere vicende note che hanno contribuito a danneggiare l’immagine di Expo e a minarne la credibilità. Ora però è giunto il momento di voltare pagina e guardare avanti, vincendo l’ansia da flop. Perché il giudizio finale sull’Expo sarà - inevitabilmente - un giudizio anche sull’Italia. Una bocciatura dell’Expo equivarrà a una sonora bocciatura del sistema Italia. E questo non farà bene al Paese, troppo spesso bersaglio di critiche (molte ingiuste) che piovono dall’estero. L’Expo è l’occasione per un riscatto, anche se sono in molti, oggi, a dubitare del suo successo. Ma non mancano anche quelli pronti a scommettere che andrà tutto bene e l’Expo 2015 passerà felicemente alla storia, come l’evento del 1906. Seppure in ritardo, lo sforzo corale alla fine c’è stato, con una nutrita squadra di imprese impegnate nell’allestimento del sito espositivo. Ora aspettiamo a Milano 20 milioni di vistatori, tra italiani e stranieri. Sotto questo profilo, l’Expo del 1906 fu un successo: anche se le cronache dell’epoca non sono precise, si stima tuttavia che i visitatori totali dell’edizione milanese del 1906 giunsero a sfiorare i 10 milioni. Verosimile che, dopo oltre un secolo e con un mondo globalizzato e interconnesso, quella cifra possa raddoppiare. Non è un traguardo impossibile. Comunque andrà, anche questa volta l’Expo scriverà la storia di Milano. Nel 1906 fu un evento che segnò il destino del capoluogo lombardo, che da allora divenne sempre di più il motore economico, produttivo e culturale dell’Italia. Aguriamoci che la storia si possa ripetere.
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