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Federalberghi: su Booking.com meglio la soluzione dell’Antitrust tedesco

«Nel 2015, con 3 miliardi di persone in rete, un australiano dovrà telefonare in Italia per sapere se l’hotel che ha scelto può fargli uno sconto sul prezzo proposto dal portale». Il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, boccia il provvedimento dell'Antitrust (in collaborazione e sintonia con le Autorità nazionali di concorrenza di Francia e Svezia), che ha deciso di accettare, rendendoli vincolanti, gli impegni presi dalle società del gruppo Priceline, Booking.com B.V. e Booking.com Italia, chiudendo così un'istruttoria avviata circa un anno fa.

«Sarebbe stato meglio - sostiene Nucara - seguire la strada indicata soltanto il 2 aprile scorso dall’Antitrust tedesco (il Bundeskartellamt non ha accolto le proposte di Priceline, ndr) invece che costringere i clienti a seguire degli slalom tortuosi». Perché slalom? Perché sarà sì possibile pubblicare prezzi diversi su portali diversi, ma le strutture ricettive dovranno offrire su Booking.com il medesimo prezzo pubblicato sul loro sito. Gli alberghi, quindi, potranno offrire sconti solo a chi li contatta sui canali offline: email, telefonate mail, l’intermediazione di un'agenzia viaggi.

Si potrebbe dire: stessa sorte è toccata in Francia e Svezia. «Ma il mercato italiano - ribatte Nucara - è composto da realtà imprenditoriali più piccole, che andavano protette di più. In Francia, per dire, esiste un gigante come Accor, con 5mila alberghi e mezzo milione di camere, quando in Italia un milione di camere fanno capo a 34 mila strutture ricettive, che devono competere con un gigante come Priceline». La holding di controllo di colossi del web come Booking o Kayak, che è anche la più grande società del mondo nel settore viaggi online, ha chiuso il 2014 in crescita rispetto al 2013, raggiungendo i 2,42 miliardi di dollari di margini (2,20 miliardi di euro circa), con un più 27,9% anno su anno. Ricavi a quota 8,44 miliardi di dollari (7,7 miliardi euro circa), +23,5% sul 2013.

C’è da dire che l’Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella ha fatto, perlomeno, piazza pulita della cosiddetta parity availability: da luglio gli alberghi potranno stabilire liberamente il numero e la tipologia di camere da porre in vendita sui diversi portali e sul proprio sito internet, senza alcun obbligo di riconoscere condizioni preferenziali ai grandi portali. Deludente, come si diceva, per gli operatori italiani, la soluzione concernente la parity rate. Il provvedimento comunque non è definitivo, cesserà i propri effetti tra 5 anni, durante i quali dovranno esserne monitorate le ricadute sul mercato. (Al.An.)

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