Milano - A questo punto le brutte sorprese, almeno per quanto riguarda il sito espositivo, sono scongiurate. L'Expo di Milano aprirà i battenti fra tre giorni con tutti i padiglioni pronti, pur con qualche lacuna nelle rifiniture per le quali ci sarà bisogno di qualche settimana ancora. Per quanto riguarda la parte italiana, il Palazzo Italia rinuncia ad aprire subito l'auditorium e gli uffici, ma salvaguarda tutto il percorso della mostra, mentre l'aspetto architettonico ha avuto in corsa una semplificazione con qualche variante. Apriranno anche il ristorante gestito da Peck e la terrazza panoramica.
Lungo la strada del Cardo, sempre parte del Padiglione Italia, dove si sviluppano le aree tematiche “minori”, qualche ritardo è ancora evidente nella parte a Sud e verrà recuperato solo a evento iniziato. Questa è la zona dei padiglioni di Confindustria, della Regione Lombardia e della Coldiretti. Soprattutto il primo registra i ritardi maggiori, mentre gli altri stanno progredendo con gli allestimenti. Causa della lentezza sarebbe la consegna tardiva degli spazi da parte di Padiglione Italia, dicono i tecnici. Apriranno da subito, invece, le esposizioni dedicate alle Regioni e il padiglione del vino.
Per quanto riguarda i 139 Paesi ospiti, disposti lungo la strada maestra del Decumano, tutti si affrettano ad aprire i propri spazi, pur con qualche aggiustamento e qualche allestimento ridotto (da ampliare nel corso del semestre di Expo), mentre il Nepal si è arrestato dopo la notizia del terre moto di pochi giorni fa e probabilmente aprirà con qualche giorno o settimana di ritardo. La società Expo, per sostenere il Paese, ha iniziato una raccolta fondi. Per il commissario unico dell'evento, Giuseppe Sala, sarà tutto sostanzialmente pronto e non ci saranno lacune troppo evidenti. Del resto, ha ricordato più volte, nei precedenti Expo erano molti i padiglioni non terminati per il giorno dell'inaugurazione. Per il ministro all'Agricoltura con delega all'Expo, Maurizio Martina, «il primo maggio ci sarà un'Expo aperta in tutta la sua potenza e queste sono le ore di completamento per diversi padiglioni. Si sta lavorando sulle rifiniture, cosa complessa, si tratta del più grande cantiere d'Europa». Che si tratti di una corsa contro il tempo è chiaro: basti pensare che l'asfaltatura verrà completata tra oggi e domani.
I Paesi sono organizzati in 52 padiglioni autonomi, tra cui quello italiano (più uno dell'Unione europea e uno della Fao) e 9 cluster dedicati alle colture tipiche delle varie zone del mondo (dai cereali al caffè, dal cacao al riso). Secondo fonti interne a Expo, non è escluso che qualche nazione si aggreghi all'ultimo in qualche cluster, magari a manifestazione già iniziata. L'ultima arrivata, pochi giorni fa, è stata ad esempio la Corea del Nord, a cui è stato trovato posto nel cluster delle Isole. Si tratta già così dell'Expo con la maggiore partecipazione. Oltre ai padiglioni dei Paesi e ai cluster, ci saranno altri sette padiglioni di aziende o associazioni, più quattro spazi tematici (il Padiglione Zero, il Children Park, il Padiglione delle biodiversità e il Future food district).
Stanno lavorando nel cantiere 7.500 operai, a cui si aggiungono 5mila imprese, soprattutto del Centro-Nord d'Italia, impegnate nei padiglioni, nelle forniture e nella gestione di servizi. Durante i sei mesi dell'esposizione, dal 1° maggio al 31 ottobre, ci saranno 14mila addetti impegnati nella fase gestionale, di cui mille alle dipendenze della società Expo, 5mila impiegati nei padiglioni stranieri e altri 8mila negli appalti diretti di Expo. Proprio su questo tema i sindacati sono sul piede di guerra: ieri hanno usato toni allarmistici contro Manpower, la società di cui Expo si è servita per la selezioni del personale, sottolineando che non sono stati ancora chiariti i metodi di assunzione nei padiglioni stranieri, dove probabilmente si intende usare un ribasso nei salari fino al 30% rispetto a quanto garantito ai dipendenti diretti di Expo (utilizzando il contratto del commercio Cnai).
Nel complesso le aspettative legate all'evento sono positive: 20 milioni di ingressi (per ora sono stati venduti 10 milioni di biglietti) e una ricaduta di 2 miliardi nell'indotto del turismo nel territorio milanese e lombardo. In arrivo, dicono le proiezioni, un milione di cinesi e almeno 7-800mila statunitensi.
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