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Boom dell’export italiano a Seul

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MERCATI ASIATICI

Boom dell’export italiano a Seul

SEUL

Nei quattro anni dall’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio (Fta) tra Unione Europea e Corea del Sud (luglio 2011), le esportazioni italiane sono cresciute costantemente a doppia cifra fino a evidenziare un largo surplus commerciale. Ma ci sono elementi che fanno pensare a un ulteriore inespresso potenziale di crescita.

Uno studio della Commissione Ue ha evidenziato, in base a elaborazioni di dati doganali coreani, che le imprese italiane sono purtroppo in fondo alla classifica della “preference utilisation”, ossia trascurano di trarre pieno vantaggio dalle agevolazioni offerte dall’Fta (prima di tutto tariffarie): qui l’Italia è al 22esimo posto su 28, con un tasso medio di utilizzo del 53,7% contro una media Ue del 65,9% e percentuali superiori al 70% per Germania e Regno Unito e all’80% per i più lesti austriaci. L’esempio classico è quello di chi non si cura di ottenere dall’ufficio doganale italiano competente un certificato di “esportatore autorizzato” che consentirebbe l’abbattimento dei dazi su ordini superiori ai 6mila euro. «Noi cerchiamo di pubblicizzare al massimo gli specifici vantaggi correlati all’Fta - afferma Paola Bellusci, che dirige l’ufficio dell’Ice a Seul -. Va però riconosciuto che non tutte le aziende sono ancora al corrente di tutte le opportunità. O magari pensano che la procedura burocratica sia complicata e, a torto, lasciano perdere finendo per accollarsi oneri inutili. Ci sono persino partner commerciali coreani che ci dicono di insistere con la controparte italiana in proposito».

Quest’ultimo elemento fa ricordare che, nei primi tempi dell’Fta, molti importatori avevano chiesto all’interlocutore italiano un sconto corrispondente alla diminuzione del dazio con l’argomento di poter così espandere la quota di mercato. Forse l’ideale sarebbe che nel sito delle dogane italiane comparisse un banner di rinvio alla procedura per diventare esportatore “autorizzato”.

Ad ogni modo, le cifre parlano chiaro: l’export italiano è salito (in dollari) del 17,4% nel 2011, del 10,4% nel 2012, dell’11,5% nel 2013 e del 16,3% l’anno scorso a 6,26 miliardi di dollari: dal 2010 l’incremento è del 68% e il nostro avanzo commerciale nel 2014 ha toccato il record di 2,79 miliardi di dollari (+24%). Se nei primi tre mesi di quest’anno l’import complessivo coreano è sceso del 15,4% (anche per via del calo dei prezzi petroliferi), l’Italia ha sostanzialmente tenuto le posizioni e quindi incrementato la sua quota sul totale (dall’1,1% all’1,28%).

L’ambasciatore uscente in Corea, Sergio Mercuri – che nel corso del suo mandato ha presieduto al rafforzamento del ruolo delle rappresentanza diplomatica nelle attività di promozione – sottolinea le ulteriori potenzialità di un Paese che, come mercato di sbocco, si presenta un po' diverso sia dai mercati emergenti sia da quelli a economia più matura che presentano un potenziale più contenuto: non è un caso che nelle voci principali dell’export italiano ci sia un equilibrio tra beni strumentali (al primo posto la meccanica, con il 27% del totale a 1,7 miliardi di dollari) e beni di consumo (1,4 miliardi il sistema moda), in un Paese che cresce mediamente di oltre il 3% l’anno e dove la classe media continua a espandersi.

Il rapporto della Ue sottolinea che l’Fta ha portato chiari benefìci a largo raggio, senza che si siano verificate le temute impennate di import in alcuni settori come l’auto. Per quanto riguarda l’Italia, è vero che la maggiore voce dell’import da Seul è il settore veicoli a motore (681 milioni di dollari nel 2014), ma anche il nostro export nel comparto è aumentato (l’anno scorso +38,4% a 166 milioni, con un +129% della Fiat “500”).

Appare poi significativo che un recente studio di Prometeia argomenti, in base a una complessa metodologia, che la Corea del Sud sarebbe tra i sei Paesi con il maggiore «potenziale aggiuntivo» italiano, stimato in 1,82 miliardi di euro, di poco inferiore a quello del Giappone (ipotizzato in 1,87 miliardi) che però rappresenta un mercato di dimensioni complessive più che doppie. A Seul negli ultimi anni si è verificato anche un notevole incremento dei membri della Camera di commercio italiana: non a caso lo scorso weekend la capitale sudcoreana ha ospitato la riunione annuale delle Camere di Commercio dell’Asia (e Sudafrica), che tra l’altro quest’anno hanno dedicato risorse alla promozione di Expo Milano.

Se il Made in Italy gode di ottima reputazione, fa progressi anche la proiezione culturale italiana. Alla Fiera del libro di Seul (17-21 giugno) – la terza in Asia dopo Pechino e Tokyo - l’Italia sarà il Paese ospite d’onore in uno spazio di 225 mq: sono attesi scrittori italiani in un numero mai visto. A giugno sarà proiettato nelle sale coreane il film “I nostri ragazzi” di Ivano De Matteo, presentato all’ultimo festival di Busan, dove Ice e Istituto Luce/Cinecittà avevano intensificato gli sforzi promozionali.

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