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Fermo l’elettrodotto Austria-Italia. Le imprese:…

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Fermo l’elettrodotto Austria-Italia. Le imprese: paghiamo il 30% in più

Nel febbraio di quest’anno il Mise (ministero dell’Economia e dello sviluppo) aveva riavviato il procedimento per l’emanazione dell’autorizzazione unica per la parte di elettrodotto Somplago - Würmlach, per il tratto ricadente sul territorio italiano. Ma nei giorni scorsi l’organo austriaco equivalente al Consiglio di Stato italiano ha preso una decisione che di fatto rende irrealizzabile il progetto.

Una decisione «dirimente e che ha un peso importante nella procedura autorizzativa», spiega l’assessore del Friuli VG all’Ambiente ed Energia Sara Vito. In sostanza è stato respinto il ricorso di Alpe Adria Energia Spa, confermando la sentenza emanata il 28 agosto scorso dalla Corte amministrativa federale, la quale aveva negato, per la parte di sua competenza territoriale, l’autorizzazione alla realizzazione dell’elettrodotto di interconnessione tra Italia e Austria. «Ho scritto al ministero dello Sviluppo economico e al ministero dell’Ambiente, nonché ai due capi di Gabinetto dei rispettivi ministeri, perché continuare con una procedura amministrativa solo italiana sembra vano. L’infrastruttura energetica senza collegamento con l’Austria non risulta essere più funzionale», ha aggiunto Vito.

Un colpo di scena che ha colto di sorpresa gli stessi oppositori: attendendo la novità dal fronte austriaco, erano infatto proseguiti gli incontri fra la presidente della Regione Debora Serracchiani e gli amministratori dei territori interessati dall’opera a 220 kv di interconnessione, progettata dalla stazione elettrica di Somplago (Udine) al confine di Stato. In particolare i Comuni interessati si erano detti favorevoli alla realizzazione di un elettrodotto interamente interrato, anziché aereo o parzialmente interrato com’era stato ipotizzato precedentemente. La “merchant line” avrebbe dovuto essere lunga 45 chilometri, di cui 34 in territorio italiano.

L’istanza di valutazione di impatto ambientale in Italia era stata avviata nel 2008, il parere positivo (con prescrizioni) era arrivato a luglio 2014. La scorsa estate l’Unione europea aveva inserito l’opera nell’elenco dei «progetti di interesse comunitario», una condizione che avrebbe consentito ad Alpe Adria Energia Spa - che ha proposto il progetto cui avrebbero partecipato imprese quali Fantoni, Pittini e Burgo - di ottenere finanziamenti europei, ma anche di poter accelerare i processi autorizzativi e ottenere gli espropri dei terreni ritenuti necessari.

«Come è noto la nostra Regione, e del resto tutt’Italia, è un’area energeticamente non autosufficiente. Ciò significa che per le necessità dobbiamo approvvigionarci all’estero. Il risultato è che viviamo in una situazione di dipendenza dalle nazioni fornitrici, e che il costo dell’energia sia per le aziende che per le famiglie è più caro che altrove. Questo ovviamente ha un’incidenza negativa sulle spese domestiche e sulla competitività delle imprese del Friuli Venezia Giulia, con aggravi in bolletta storicamente fino al 30% rispetto ad Austria e Slovenia – dichiara Ulrike Andres, presidente del Consorzio Energia Confindustria - Il blocco di un’infrastruttura come l’elettrodotto Somplago-Würmlach, che sarebbe andata a servizio di numerose aziende friulane, riaccende dunque l’importanza di aprire un dibattito più ampio sulle politiche energetiche che il nostro Paese deve affrontare avendo come traguardo una visione a medio lungo termine. Se, come tutti ci auspichiamo, i segnali di ripresa si trasformeranno in un trend confermato, ci sarà un conseguente aumento della richiesta di energia, che dovremmo essere pronti a soddisfare».

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