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Ecco l’Expo «incompiuto»: dai servizi alle quinte dei padiglioni tutto quello che non è ancora pronto

Come in ogni cantiere che si rispetti, anche in quello di Expo a poche ore dalla chiusura non è ancora tutto pronto. Basta distogliere lo sguardo dalle luci della ribalta, oppure girare la testa un po’ più in là dietro le quinte dei padiglioni, ed ecco che betoniere e cumuli di cemento raccontano tutti i lavori ancora da finire.

Il commissario unico di Expo Giuseppe Sala lo aveva detto: tutti gli sforzi delle ultime settimane dovevano essere diretti ad assicurare la fruibilità del sito di Expo per i visitatori. Così è stato, sebbene qualche eccezione. Non è raro, infatti, passeggiando lungo il cardo e il decumano (gli assi principali del sito espositivo), trovare qualche operaio - ancora vestito con tuta blu e caschetto – aggirarsi curioso in attesa di portare a termine il suo compito della giornata, una volta spenti i riflettori dell’inaugurazione. Così come ai diversi ingressi, soprattutto a Cascina Merlata, sono ancora in allestimento i baracchini e le architetture di servizio che dovranno accogliere i visitatori.

Il primo giorno di Expo 2015 ha chiuso sotto la pioggia, mentre a fare notizia erano soprattutto gli scontri e i danni provocati dal corteo NoExpo. Eppure per chi ha potuto visitare il sito espositivo il 1 maggio, nonostante l'indiscusso successo dell’inaugurazione, non si è fatto distrarre dal successo della manifesatazione. Solo qualche polemica sulle scarse coperture del decumano (la pioggia battente, infatti, filtrava quasi dovunque costringendo i visitatori all’ombrello) e qualche malcontento per l’impossibilità di visitare alcune aree dei padiglioni (soprattutto i piani elevati) non ancora pronti.

Annunciato, e comprensibile, ad esempio il ritardo del Nepal, che dopo la tragedia del terremoto era rimasto praticamente senza operai, dato che quasi tutti nepalesi avevano lasciato il cantiere per raggiungere le famiglie, e solo in parte la collaborazione di operai italiani (anche volontari) ha potuto sostituirli. Ma anche visitando i cluster (i padiglioni tematici che raccolgono, sotto un tema comune, le aree espositive di diversi Paesi) non siamo riusciti a entrare in molti dei Paesi annunciati. Molte porte chiuse abbiamo trovato nel cluster del riso e del caffè, per esempio.

Diversa la situazione per le strutture cosiddette di servizio (bagni, uffici, bookshop..), molte delle quali sono apparse ancora “in progress”, inaccessibili al pubblico o evidentemente non terminate né pulite. Restano inoltre da ultimare alcune strutture per la sorveglianza, come le telecamere (due addetti ai lavori attorno a un padiglione che non specificheremo discutevano del punto in cui dovranno passare i cavi per attivarle).
E se Cardo e Decumano (le due vie principali del sito, sulle quali si affacciano i padiglioni) apparivano terminati e affollati di gente, tirati a lucido per le tante inaugurazioni in programma durante la giornata, ben diverso era l'effetto attraversando le vie laterali, dove in alcuni punti erano ammassati i detriti da portare via. Infine, uscendo verso il varco Est, tutte chiuse erano le strutture tra il Decumano e l'uscita (tra queste, il Biopark e altri edifici non meglio identificati). Chissà se per la pioggia o per i ritardi.

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