Un lungo percorso su due piani con i brand più noti dell’agroalimentare italiano, la loro storia e i segreti dei prodotti ricostruiti nei video che scorrono ininterrottamente: il Padiglione del food “Cibus & Italia” si presenta ai visitatori nella sua veste migliore.
Ampi sorrisi e visi soddisfatti da parte degli organizzatori. «Ce l’abbiamo fatta e siamo molto felici - commenta Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma e responsabile dell’organizzazione del Padiglione su mandato di Federalimentare - E’ stata una lunga maratona ma ora è bello essere qui».
Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, si lascia scappare: «Siamo orgogliosi di essere l’industria alimentare italiana. I nostri valori si ritrovano in questo Padiglione insieme alle 500 aziende espositrici e al migliaio di buyer internazionali che ci visiteranno durante Expo. Siamo fiduciosi che potremo entro il 2020 spingere l’export fino a 50 miliardi».
Il ministro delle Politiche agricole, con delega ad Expo, Maurizio Martina aggiunge:«I riconoscimenti positivi di queste ore da parte di tutto il mondo dimostrano che abbiamo visto giusto nel volere questo spazio e che è stato giusto investire
su Expo».
Dal suo canto il vice ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda stima che «l'export dei prodotti agroalimentari italiani crescerà in media nei prossimi anni del 5,5-6% quindi un punto in più della media complessiva. Nessun settore industriale ha prospettive di crescita come l’agroalimentare italiano: dobbiamo però agganciare la distribuzione internazionale e lo stiamo facendo, tra l’altro, grazie a 40 milioni di investimento nelll’advertising». Il focus è sugli Stati Uniti, dove in giugno un’ottantina di aziende italiane parteciperemo all'Fmi di Chicago, una fiera molto meno nota di Fancy food di New York, ma più orientata al retail.
«Vogliamo creare una piattaforma – spiega Cellie – che permetta di scavalcare l'importatore e rivolgersi direttamente alla distribuzione». Dopo Fmi ci sarà la partecipazione al Fancy food di New York.
Ma perchè investre su “Cibus è Italia” che non ha (apparentemente) fini commerciali? «È innanzitutto un investimento d’immagine - risponde Paolo Zanetti, dell’omonima azienda bergamasca casearia - ma c’è un robusto programma di incoming che promette molto bene».
«Iniziamo il 6 maggio - precisa Anna Sassi, contitolare del Salumificio San Pietro - incontrando buyer americani e neo zelandesi ma lo stesso giorno riceveremo in azienda delegazioni di giapponesi e tedeschi».
Cesare Ponti, presidente della Ponti (aceto e sottoaceti), si sofferma «sulla possibilità di interloquire con altri operatori internazionali e portarli e visitare i nostri territori».
Sandro Boscaini, titolare di Masi Agricola e Mr. Amarone, non si fa illusioni: «Essere presenti a Expo è quasi esclusivamente un investimento d’immagine e visibilità. Ma bisogna esserci perchè chi non semina non raccoglie».
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