Se l'industria è ferma, c'è un'altra Italia che guarda già avanti. È proiettata verso un modo di fare impresa che si declina nel digitale, nella robotica e nella meccatronica e che parla la lingua dell'Internet delle cose e dei software di progettazione. Si tratta dell'automazione industriale che, in un'economia italiana ancora in letargo, prova a invertire la rotta. Secondo Anie Automazione, l'associazione di categoria che con più di 100 soci rappresenta oggi quasi il 90% del settore, il settore ha chiuso il 2014 con un fatturato di 4 miliardi di euro e un incremento del 5%. Non una sorpresa, ma una conferma, visto che anche nel 2013 il giro d'affari era cresciuto del 4% rispetto all'anno precedente, a quota 3,72 miliardi. «Il 53% del fatturato del comparto automazione nel 2014 è riconducibile agli Oem, ossia i produttori di macchinari che, dal 2011 al 2014, hanno aumentato il loro giro d'affari del 7% in settori come la meccanica, il packaging e l'alimentare», spiega Giuliano Busetto, presidente di Anie Automazione (e Country division Lead di due divisioni di Siemens Italia, Digital factory e Process industries and drives).
Ad aver accelerato la crescita dell'automazione nel 2014 è stata soprattutto la capacità delle aziende italiane di guardare all'estero (come sta peraltro avvenendo in tutti i settori economici). «In totale le esportazioni, fra dirette e indirette, pesano quasi per il 60% del fatturato totale», dice Busetto. Fra le principali aree in cui l'export di tecnologie per l'automazione industriale ha ottenuto risultati interessanti c'è l'Asia orientale e il Nord America, diventato nel 2014 il terzo Paese di sbocco delle esportazioni italiane.
Il mercato interno però non è così grigio, sottolinea Busetto. «Ci sono settori che sono tornati a investire pesantemente in Italia, come l'automotive o l'aerospaziale». Ma c'è di più: «I nostri processi di automazione, i software e gli impianti utilizzati rappresentano un modello anche per i principali costruttori tedeschi». E il potenziale inespresso è altissimo. Secondo Anie Automazione c'è sempre più attenzione a investire sull'automazione perché permette maggiore crescita, consente a un impianto, a una macchina o a una linea di produzione di essere più efficiente, veloce e flessibile. In breve, permette di raggiungere quell'efficienza produttiva che oggi l'industria richiede.
In questo senso anche le imprese italiane hanno capito e metabolizzato che il loro successo è legato all'innovazione tecnologica e alla necessità di una produzione sempre più flessibile. Il motivo? «Oggi i clienti chiedono prodotti sempre più personalizzati e adeguati a specifici bisogni. Questo processo di personalizzazione porta ad aumentare l'offerta e, di conseguenza, richiede linee di produzione più flessibili, in grado di adattarsi a diverse richieste del mercato», precisa Busetto.
Questo non significa però, spiega Anie Automazione - che al suo interno oltre a poche filiali di multinazionali e a una trentina di grandi aziende conta soprattutto molte Pmi - automatizzare le linee produttive solo per ridurre il costo del lavoro, ma piuttosto adattare le linee alle esigenze del time to market. «Innovazione è anche la capacità di sapere usare i software industriali di ultima generazione per la progettazione e far sì che ci sia sinergia anche con l'aspetto elettronico e con quello meccanico - dice Busetto -. Chi è in grado di lavorare in sinergia e far dialogare fra loro tutti questi aspetti sarà in grado di intervenire più rapidamente nel processo produttivo immettendo sul mercato nuove soluzioni».
In Germania questa industria capace di innovare e innovarsi grazie anche alla tecnologia è stata ribattezzata Industria 4.0: una definizione che anche per l'Italia vuole tracciare uno scenario in cui macchine intelligenti sono in grado di scambiarsi informazioni in totale autonomia, ottimizzando i processi e anche il consumo di energia.
Non si tratta però, precisa Busetto, di una rivoluzione che può avvenire velocemente. «Serve tempo, ma la strada ormai è tracciata» e ogni anno emerge qualche nuova tendenza e si evidenzia la capillare diffusione dell'automazione in diversi settori. «Solo per fare qualche esempio, nel settore del packaging dal 2013 al 2014 la produzione è aumentata del 3,3% mentre l'automazione dei processi è cresciuta del 4%. Nel tessile la proporzione è addirittura maggiore: a fronte di un aumento della produzione dell'1,5% l'automazione è cresciuta dell'11%», specifica Busetto. Tutti segnali che fanno ben sperare anche per il 2015.
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