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Dossier La Germania fa sistema sulla «quarta rivoluzione»

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    La Germania fa sistema sulla «quarta rivoluzione»

    La quarta rivoluzione industriale ha mosso i primi passi ad Hannover solo quattro anni fa ma già promette cambiamenti epocali. E la Germania, pioniere mondiale di Industrie 4.0, si candida a guidare l'innovazione.
    La digitalizzazione dei processi produttivi nella “fabbrica intelligente”, dove le macchine sono interconnesse da sofisticati sistemi informatici in grado anche di pronosticare i guasti, nel giro di un decennio trasformerà il settore manifatturiero. Sempre che Governi, imprenditori e sindacati vogliano e sappiano cavalcare l'onda. Come ha fatto la Germania: nel 2010 il governo federale ha istituito una commissione, Alleanza per la ricerca, al fine di elaborare le strategie dell'hi-tech. Industrie 4.0 è il frutto più promettente del gruppo di lavoro che ha il compito di mettere a punto nuovi processi, regole e standard della smart factory. Coinvolgendo parti sociali, università, enti pubblici.

    «I riflessi sulla crescita saranno considerevoli» spiega Susanne Kunschert, managing partner di Pilz GmbH & Co. KG, azienda tedesca leader nella tecnologia dell'automazione. «Senza contare che la leadership nell'innovazione ci consentirà di soddisfare le richieste future dei nostri clienti», aggiunge la manager che è stata componente della commissione consultiva federale e fa oggi parte del gruppo di lavoro del Baden-Württemberg. I numeri sono impressionanti: secondo una stima di Bitkom, in Germania nei prossimi dieci anni Industrie 4.0 si tradurrà in un valore aggiunto per l'economia pari a 100 miliardi di euro totali. «Se ne avvantaggerà soprattutto l'industria dei macchinari e della costruzione di impianti - pronostica Kunschert - e prevediamo che la domanda di software cresca molto più velocemente di quella di hardware. Enorme spazio, poi, avranno i servizi in grado di ottimizzare la “personalizzazione di massa”».

    Un segmento in rapido sviluppo è la sicurezza dei sistemi. Proteggere le nuove fabbriche comandate dai chip e la loro mole di dati da intrusioni esterne è una delle sfide più importanti a cui la Germania sta già pensando. «Chiediamoci se ci fideremmo dell'internet banking senza avere installato antivirus sul computer - dice il managing partner di Pilz - ecco, lavorare a una macchina connessa alla rete è la stessa cosa. Bisogna garantire la sicurezza dell'impianto per rendere sicuro il lavoratore, la cui vita potrebbe essere messa in pericolo da malfunzionamenti».

    L'altra sfida cruciale investe la formazione. La digitalizzazione del manifatturiero modificherà il profilo della forza lavoro. Non distruggerà occupazione, stando a un recente rapporto di Boston consulting group, ma ne creerà. Ad alta specializzazione, però. In Germania, stima il report «Industria 4.0» pubblicato ad aprile dai partner - non a caso - tedeschi della società di consulenza, nei prossimi dieci anni porterà un aumento di occupazione del 6%, cioè fino a 390mila posti aggiuntivi. Con picchi del 10% nel settore dell'ingegneria meccanica e dello sviluppo di software e It (Information technology). Ponti d'oro, dunque, agli esperti di meccatronica. I tedeschi, naturalmente, stanno pianificando anche questo delicato snodo. «Nuovi campi dell'istruzione contribuiranno alla fusione dei due mondi dell'It e dell'automazione», sottolinea Kunschert.

    Solo con l'industria formato 4.0 i paesi ricchi possono sperare un recupero di terreno nei confronti degli emergenti. «Dobbiamo spostarci dalla produzione di massa - sintetizza Roberto Maietti della società di consulenza Masai - che rende più competitivi i Paesi a basso costo di manodopera a una competitività basata sulla flessibilità del processo produttivo che migliora il prodotto». Si tratta di un recupero possibile per gli oltre due milioni di imprese dell'Unione europea, che entro il 2020 punta a un aumento fino al 20% del Pil da manifatturiero. Lo ha ricordato Erwin Rauhe, presidente della Camera di commercio Italo-Germanica, in un recente convegno a Milano, sottolineando che già oggi «sono più di 25 miliardi gli oggetti intelligenti, che comunicano tramite internet, impiegati nella realtà industriale produttiva e il loro numero è destinato a raddoppiare entro cinque anni».

    Il risultato, se il processo avrà successo, potrebbe essere di tutto rispetto. Boston consulting stima aumenti di produttività in Germania, avamposto della rivoluzione 4.0, dal 5 all'8% sul totale dei costi manifatturieri, sempre nel prossimo decennio. L'efficienza della produzione potrebbe aumentare fino al 25 per cento. I vincitori, peraltro, non saranno solo le grandi aziende: Industrie 4.0, ci tiene a dire Kunschert, tocca anche piccole e medie. E prima si comincia, avverte, meglio ci si posiziona.

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