Un'azienda ancorata al passato è una risorsa da non perdere quando il valore da salvaguardare è la tradizione, l'esperienza. Ma le imprese meccaniche che si limitano a produrre «perché abbiamo sempre fatto così» sono destinate all'isolamento, e chi non si misura con il “prodotto sostenibilità” fa la scelta perdente di chiudersi al mercato.
È ormai consolidato il fatto che la sostenibilità ambientale e l'efficienza energetica sono strumenti per produrre (il ciclo produttivo deve essere sostenibile), ma oggi l'ecologia deve essere anche il prodotto, il bene finale, l'obiettivo dell'attività aziendale. Anche nella meccanica. La conferma? Eccola: secondo il rapporto green economy della Fondazione Sviluppo Sostenibile di Edo Ronchi, in Europa il 93% delle piccole e medie aziende si è attivato per produrre in modo sostenibile, mentre il 26% offre prodotti e servizi verdi. Stando al rapporto GreenItaly che Symbola (fondazione ideata da Ermete Realacci) realizza con Unioncamere, ha registrato una crescita il 30% delle imprese manifatturiere della green economy, contro il 15% di quelle rimaste sull'economia convenzionale.
La materia prima è materia grigia
Non a caso la federazione Anima, che riunisce le imprese della meccanica varia, si è appena alleata con l'agenzia nazionale Enea, per sviluppare insieme competenze tecnico-scientifiche e strutture di ricerca, valorizzando il centro ricerche della Casaccia, alle porte di Roma. Ma non basta la ricerca istituzionale. Come al solito, la vera materia prima di cui l'Italia abbonda e troppo spesso fa spreco è la materia grigia, e nelle imprese meccaniche italiane c'è una capacità di intelligenza che rende le aziende del settore dell'efficienza energetica le più apprezzate al mondo. La capacità di anticipare le tendenze del mercato e le direttive europee, la capacità di “alzare l'asticella”, sono le armi migliori contro le brutte copie dei concorrenti esteri. Gli esempi raccolti nei loro studi dalle federazioni Anie (industria elettrica, elettronica ed elettrotecnica), Anima e Federmacchine (con la sua associazione Ucimu per le macchine utensili) sembrano non finire mai.
Imprenditori green
Non si contano i casi in cui le imprese clienti di gruppi della meccatronica adottano criteri di efficienza e sostenibilità dopo aver fatto investimenti green: un esempio per tutti, la cogenerazione sostenibile targata ABB cui ha fatto ricorso la cokeria savonese Italiana Coke, che lavora nella delicatissima area di Cairo Montenotte. L'industria meccanica non è da meno, anche se il suo lato green è meno evidente.
Le esperienze di successo non mancano. A Peschiera Borromeo, la Bono, del gruppo italiano Cannon, ha inventato per la Barilla caldaie industriali che usano come combustibile i residui delle lavorazioni alimentari. La Riello Ups ha appena lanciato un gruppo di continuità speciale per i centri di elaborazione dei dati e per gli ambienti “critici”. La Savelli, nata nel 1842, realizza in tutto il mondo grandi impianti e sistemi per fonderie, ad alta velocità produttiva: ha investito di recente su sistemi Siemens per migliorare l'efficienza energetica di questi macchinari, attraverso il recupero dell'energia termica. Tecnologie che consentono di recuperare il calore e di abbassare il fabbisogno di energia; un'esigenza primaria, visto che le fonderie rappresentano da sole il 4% della domanda energetica europea.
A Luino (Varese) la Rettificatrici Ghiringhelli, fondata nel 1921 e ora leader per la costruzione di rettificatrici senza centri a controllo numerico, ha lavorato con Siemens per ridurre l'impatto ambientale e aumentare la sicurezza delle sue macchine. La sua mentalità aperta si traduce in una quota di export attorno al 90%, segnala Patrizia Ghiringhelli, joint managing director, nonché consigliera Ucimu. Particolare è, poi, il caso dell'imprenditore jesino Enrico Loccioni che, partendo dalla produzione di tecnologie e automazioni, ha trasformato l'azienda che porta il suo cognome in un polo sperimentale della sostenibilità e dell'innovazione. Un polo aperto alla comunità e al territorio, che attrae ricercatori, creativi, inventori e imprenditori. Sono solamente alcuni esempi di un'antologia che potrebbe riempire molti libri.
Il primato degli italiani
Come ricorda la federazione Anima, le produzioni meccaniche italiane hanno una valenza ambientale ed energetica così forte che all'estero sono le più richieste. Meno sensibile invece il mercato interno: per esempio nelle caldaie a condensazione (che hanno efficienze teoriche oltre il 100%) le capacità degli italiani sono così speciali che anche i più sussiegosi produttori esteri vengono a realizzarle in Italia, ma la debolezza del settore nazionale dell'edilizia abbassa la domanda di questi apparecchi.
Ciò che manca, soprattutto, è la capacità di “mettere a sistema” i primati ambientali della meccanica italiana. La naturale gelosia degli imprenditori, poco propensi a condividere con i concorrenti e i colleghi le loro esperienze, e la dimensione contenuta delle aziende italiane riducono il dialogo. Eppure, alcuni brevetti, in sinergia, darebbero risultati strepitosi. Esempio: il microcompressore ad altissima efficienza che riduce del 25% i consumi poi viene montato in un impianto convenzionale che annulla il beneficio, mentre l'impianto modernissimo non monta il microcompressore ad altissima efficienza. Perché?
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