D’accordo, ci sono le navi, il dollaro, e anche una giornata lavorativa in più. La presenza di componenti straordinarie certamente aiuta ma non sposta di molto il senso del dato Istat, che a marzo mette in evidenza una ripresa robusta del made in Italy. La crescita dell’export è significativa sia in termini mensili destagionalizzati (+1,8%) che su base annua (+9,2%), realizzando in questo caso la miglior performance da ottobre 2012.
Agli ottimi dati extra-Ue già pubblicati, con una corsa a doppia cifra degli Stati Uniti, rilanciata dalla crescita del dollaro e da alcune vendite straordinarie di navi, si aggiunge ora la buona performance europea, con la confortante ripresa di Germania e Francia. I nostri due maggiori mercati di sbocco invertono la rotta dopo un bimestre in rosso e spingono le vendite europee di made in Italy a crescere del 6,1%. Frutto di una ripresa corale, dove non c’è un solo paese in frenata, con i migliori risultati per Spagna, Polonia e Regno Unito.
In un mese l’incasso per le nostre aziende lievità così di oltre tre miliardi, spinto in particolare dal settore auto, in crescita del 28% nel mese e nell’intero trimestre. Per una volta però l’aumento della manifattura è corale, con rialzi a doppia cifra per alimentare, elettronica ed apparati elettrici. Ma con performance brillanti anche per abbigliamento, mobili, gomma-plastica, metalli e macchinari.
Al netto dell’energia, ancora in calo, i risultati per la manifattura sono ancora migliori, con una crescita su base annua del 9,8%.
Ottimo anche il dato dell’import, che registra al netto dell’energia un balzo del 13,7%, a segnalare una robusta crescita degli acquisti sia nei beni strumentali che nei prodotti di consumo. Il saldo commerciale supera i 4 miliardi ma la corsa dell’import riduce ad appena 218 milioni il guadagno rispetto allo scorso anno. Va bene così.
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