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Pa in ritardo sull’Agenda digitale

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Pa in ritardo sull’Agenda digitale

Un aumento del Pil europeo del 5% nei prossimi 8 anni e oltre 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro: è quanto potrebbe portare, secondo le stime dell'Unione Europea, il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda Digitale Europea, istituita per la promozione di condizioni di crescita economica attraverso lo sviluppo di un mercato unico digitale. E in Italia? A distanza di 10 anni dall'approvazione del Cad (Codice dell’amministrazione Digitale) e dai relativi provvedimenti attuativi, nonostante il quadro normativo italiano sia incentrato sulla diffusione dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione sia internamente alle Pa, sia nei rapporti con cittadini e imprese, le azioni previste dallo stesso non siano ancora state portate a termine nella loro totalità.

Numeri e considerazioni sul ritardo dei programmi di digitalizzazione dell’Italia emergono appieno da un’analisi - “Pubblica Amministrazione digitale: come farla davvero”, condotta da Ernst & Young in collaborazione con Glocus, think tank che fa capo alla vicepresidente del Senato, Linda Lanzillotta. Dei risultati si è discusso nei giorni scorsi a Palazzo Giustiniani a Roma in occasione dell'evento “Pubblica Amministrazione Digitale: come farla davvero?” organizzato da EY in collaborazione con Glocus.

L’analisi ha dimostrato come la crescita economica e l’occupazione in Europa siano strettamente connesse alla revisione delle priorità digitali e a un investimento nella creazione di nuove infrastrutture per i servizi pubblici digitali, per la diffusione della banda larga e per la realizzazione di una strategia industriale elettronica. È inoltre emerso che, nonostante la Ue sia in linea con il raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Agenda Digitale Europea, l’Italia rimane ancora in una posizione arretrata rispetto a tali obiettivi come dimostra il Desi: sistema di indicatori che analizza e quantifica l'utilizzo di internet e le competenze digitali dei cittadini e di imprese a livello europeo, colloca l'Italia al 25esimo posto tra tutti i Paesi.

Dallo studio condotto da EY in collaborazione con Glocus emerge inoltre la necessità di nuove riforme al Codice e il bisogno di un'attenzione crescente su tematiche di governance con la prospettiva di istituire una figura dirigenziale, con competenze tecnologiche e manageriali, che governi le attività di realizzazione dei progetti di digitalizzazione.
«Lo sviluppo di modelli di governance, basati sull'integrazione del digitale nella Pubblica amministrazione – ha commentato Linda Lanzillotta – deve essere la strada da seguire per non perdere il treno della crescita. Purtroppo, il gap che esiste nei confronti dei partner europei è ampio in tutti gli ambiti esplicitati dalla Agenda Digitale Europea: dalla diffusione della banda larga, alla creazione di nuove infrastrutture per i servizi pubblici digitali, passando per il necessario sviluppo delle competenze digitali. Il lavoro da fare è ancora molto e il Governo con la riforma della Pa e con una nuova strategia sulla rete Ngn sta cercando di rendere le amministrazioni più efficienti, moderne e al servizio dei cittadini. Per questo è necessaria una road map precisa».

«Ottimizzare l’operato delle amministrazioni e avvicinare le Pa ai cittadini e alle imprese – ha dichiarato Dario Bergamo, EY Partner Government and Public Sector Leader - è uno degli obiettivi dell'Esecutivo che in questi mesi si è adoperato con notevoli sforzi in questa direzione. Le condizioni per realizzare un sistema digitale in grado di far dialogare le Pa con il mondo delle imprese ormai sono state poste, ma è ancora necessario superare la frammentazione che esiste a livello di singola amministrazione quando si parla di sviluppo informatico e innovazione. È urgente definire una governance che sia unitaria e, in quanto tale, in grado di dar vita ad un mercato unico digitale senza il quale la crescita dell'Europa non potrà dirsi davvero sostenibile e inclusiva».

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