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Giovani, 9 su 10 considerano accettabile scaricare musica illegalmente

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Giovani, 9 su 10 considerano accettabile scaricare musica illegalmente

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Scaricare musica illegalmente e lavorare senza un regolare contratto è ammissibile, avere rapporti sessuali a pagamento o relazioni con persone sposate invece no. Il confine tra legalità e illegalità sembra essere sfumato e mobile fra i giovani italiani: lo rivela una ricerca che ha indagato l’opinione degli universitari di Bari, Salerno e Venezia riguardo una serie di comportamenti anche in ambito economico.Negli atenei, è la tesi, si stanno formando i cittadini, ma anche i futuri amministratori e imprenditori.

Il risultato è che il confine di ciò che è ammesso si sposta a seconda della distanza tra norme legali e norme sociali. Le prime tracciano il confine dettato dalla legge, le seconde esprimono quanto la società considera criticabili determinati comportamenti. Gli studenti risultano così molto rigorosi sui beni comuni, ma permessivi per ciò che accade su internet: il 92,7% degli intervistati ritiene che scaricare musica illegalmente sia ammissibile e che potrebbe capitare, il 62% ha lo stesso atteggiamento nei confronti dell’acquisto di merce contraffatta. La propensione all’illegalità cala se viene coinvolta la collettività, ad esempio se si tratta di pagare meno tasse del dovuto o parcheggiare nei posti riservati ai disabili.

Quando le norme sociali non sono in linea con quelle legali, queste ultime hanno scarsa “capacità obbligante”, dicono i dati. «L’obiettivo dell’indagine era comprendere quali possono essere i fattori che creano quel terreno fertile necessario al diffondersi di comportamenti illegali – spiega Giovanni Bertin, professore di Sociologia al Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari -. Abbiamo riscontrato come le norme lascino spazio a interpretazioni e come l’eccesso di norme finisca per produrre ambiguità. Il fattore chiave, poi, è la coerenza: ciò che è considerato ammesso nel gruppo sociale difficilmente potrà essere vietato da una legge in modo efficace».
Secondo l’indagine, gli studenti ritengono che la società sia in alcuni casi troppo permissiva, mentre evidenziano come Internet abbia di fatto modificato l’idea stessa di proprietà dei beni intellettuali. «Queste distanze fra norme sociali e norme legali richiedono una seria riflessione sui meccanismi sociali che ne sono la causa – conclude Bertin -. I dati ci spingono a pensare che la riduzione di questa distanza richieda lo sviluppo di pratiche di legalità che portino i giovani a confermare quotidianamente la necessità del rispetto delle norme legali. In alcuni casi, forse, alcune norme legali dovranno fare i conti con i cambiamenti che per alcuni gruppi sociali, come i giovani, sono già norme di comportamento condivise».

Un altro filone della ricerca ha ricostruito il fenomeno dell’illegalità attraverso l’analisi della banca dati di 1.291 aziende italiane sequestrate e confiscate alle mafie. I ricercatori hanno studiato i dati e ricavato degli 'indici' di illegalità: dall’analisi emerge che ci sono alcuni indicatori di bilancio che differenziano significativamente le imprese a rischio di infiltrazioni mafiose dalle altre. «I dati dicono che possiamo rilevare comportamenti a rischio dalla lettura dei bilanci, in particolare le aziende confiscate sono più capitalizzate del normale, ma hanno una redditività più bassa del normale», afferma Giovanni Vaia, docente di Economia aziendale a Ca’ Foscari. La ricerca proseguirà applicando questi indici al contesto locale, per trovare i “campanelli d’allarme” dell’illegalità nel tessuto economico e produttivo veneto.

Su questi grandi temi che interessano da vicino la Pubblica amministrazione, Ca’ Foscari ha attivato già dal prossimo anno accademico una laurea magistrale in Governance delle organizzazioni pubbliche che intreccia competenze quantitative, digitali e giuridiche.

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