Gli azionisti di Taranto container terminal (Tct) hanno deciso di mettere in liquidazione la società che gestisce in concessione l'infrastruttura portuale. La decisione era nell'aria già da diversi giorni ed è stata formalizzata oggi da Hutchinson, Evergreen e gruppo Maneschi che, con quote nell’ordine del 50, 40 e 10%, controllano la società.
Benché i rappresentanti di Tct l’11 maggio scorso avessero siglato a Palazzo Chigi un preaccordo col Governo col quale si impegnavano a far tornare dal 2017 il traffico container a Taranto, ad accettare il cronoprogramma dei lavori di adeguamento e a prorogare per un altro anno la cassa integrazione ai 540 addetti del terminal, il testo concordato tra presidenza del Consiglio, ministeri delle Infrastrutture e Lavoro, Autorità portuale e Comune di Taranto, è difatto rimasto sulla carta. La preintesa era infatti vincolata al via libera degli organi societari di Tct che non è mai arrivato: nè cda, nè assemblea dei soci. In sostanza, Tct ha deciso di sfilarsi dal terminal dopo quasi 14 anni di gestione. Le prime navi container arrivarono infatti nel 2001.
L’abbandono ha diverse motivazioni. Anzitutto, i contrasti tra gli azionisti, divisi sull’opportunità di restare ancora a Taranto. Eppoi i ritardi che, per il terminalista, hanno marcatamente segnato tutta la fase dei lavori di adeguamento dell’infrastruttura. Negli ultimi mesi, infatti, Tct ha ripetutamente sottolineato come soltanto all’inizio di quest’anno siano partite le opere attese da tempo: miglioramento della banchina e dragaggi per avere fondali più profondi. L’accordo che prevede questi interventi è di giugno 2012, ma Tct afferma che la necessità dei lavori era stata prospettata già molto tempo prima. Stando alla vecchia intesa, le opere si sarebbero dovute concludere nel 2014, scadenza invece saltata, e ora il nuovo cronoprogramma sul quale si stava trattando prevedeva le prime ultimazioni per fine primavera-inizio estate del 2016.
Nel frattempo, già da fine 2014, Evergreen aveva già tolto il porto dall’approdo delle navi container e Tct chiuso il terminal all’operatività. Due stop che hanno ridotto a zero il movimento container a Taranto. Con l’uscita di scena di Tct, si aprono subito due problemi che Palazzo Chigi ha già ben presenti: la tutela dei 540 lavoratori, che dal 28 maggio sono in ferie essendo scaduta la cassa integrazione, e l'individuazione di un nuovo operatore per Taranto. Prefigurando quello che sarebbe accaduto oggi, nell’incontro del 3 giugno il Governo ha già detto ai sindacati e agli enti locali che i lavoratori di Tct non saranno abbandonati e l’asset del porto sarà rilanciato. Un nuovo vertice è in calendario per il 17 giugno. Per il personale potrebbe esserci il ricorso alla mobilità con l’intento di sfruttare i primi 75 giorni della procedura per stringere con uno o più operatori. A Tct, infatti, la concessione sarà ora ritirata.
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