Economia

Fisco e rinnovabili gonfiano il prezzo dell'energia italiana

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Terzo Forum EnGIE

Fisco e rinnovabili gonfiano il prezzo dell'energia italiana

In Italia, tra il 2008 e il 2012, solo il 4% dei clienti domestici ha cambiato fornitore gas o elettricità contro l'8% della Spagna o il 16% del Regno Unito. Il peso degli incentivi alle rinnovabili sul prezzo dell'energia, nel 2014, è stato di gran lunga il più alto d'Europa (23%, nettamente staccati tutti gli altri big continentali) per un valore assoluto di circa 12 miliardi. E la fiscalità continua a farla da padrona: con il gettito della tassazione energetica che nel nostro Paese sfiora il 3% del Pil con Francia, Germania e Spagna che si attestano poco sopra l'1,5%.

Sono i principali risultati di un'analisi effettuata dallo Iefe-Bocconi e promossa nell'ambito delle attività dell'Osservatorio Permanente Engie. Dall'intero studio, che sarà presentato lunedì in occasione del Terzo Forum dell'Energia, promosso da Engie (ex Gdf-Suez), emerge tuttavia un dato ancora più significativo, chiaramente conseguenza delle distorsioni del mercato: in Italia il prezzo dell'elettricità per le famiglie e le imprese è tra i più alti d'Europa (sfiora rispettivamente 23 centesimi e 15 centesimi per kWh anche se, a sorpresa, la Germania ci batte) e lo stesso vale per il gas. Una situazione che evidentemente penalizza le aziende del nostro Paese e finisce per impattare anche a livello di ripresa economica.

Il quadro che emerge dallo studio Iefe, va precisato, non è comunque del tutto negativo. Anzi, emergono alcuni elementi confortanti, a partire dal ritmo delle liberalizzazioni del mercato elettrico, iniziate nel 1999. Una lunga marcia che ha dato i propri frutti negli ultimi otto anni: basta pensare che nel 2008 la quota di mercato domestico detenuta dai primi quattro player era pari al 94,1% e nel 2013 è scesa all'85% mentre per i clienti industriali il calo è meno marcato a fronte comunque di una concentrazione decisamente inferiore visto che si è passati, nello stesso arco temporale, dal 62% al 58%. Anche per quanto riguarda lo switch rate (cioè il tasso di cambiamento dell'operatore da parte dei consumatori domestici), se è vero che il dato tra il 2008 e il 2012 non brilla in Europa è altrettanto vero che nel 2013 è quasi raddoppiato all'8%, sopravanzando la Germania e la Francia (ferme rispettivamente al 6% e al 2%) anche se i Paesi nordici, Spagna e Portogallo restano almeno al momento irraggiungibili.

Capitolo a parte lo merita invece il tema del costo dei sussidi alle rinnovabili, in Italia sotto i riflettori ormai da tempo. Gli esperti di Iefe sottolineano che nel 2013 sono stati di circa 10,7 miliardi (di cui 10 pagati dai consumatori in bolletta) e che nel 2014 si salirà a 12 miliardi. Non stupisce così che, tra le componenti del prezzo dell'elettricità, in Italia l'energia pesi soltanto il 32%, contro il 37% della Spagna e il 38% della Francia mentre il supporto alle rinnovabili sia il più alto d'Europa, al 23%, con Germania e Repubblica Ceca seconda e terza rispettivamente con il 18% e il 14%. Ciò a fronte di tasse e oneri di rete, come peso sulla bolletta, che sono sostanzialmente in linea con gli altri principali partner europei.

Altro discorso invece se si prende in considerazione il gettito della tassazione energetica sul totale della tassazione: in Italia si arriva al 6,6% contro i 4,4% della Germania e il 3,5% della Francia. Sul pil, invece, la tassazione energetica in Italia incide per il 2,9% ed è in ascesa verticale negli ultimi anni (ovviamente anche per l'arretramento del pil) mentre in Germania e Francia si colloca rispettivamente all'1,7% e all'1,6%.

Tutti elementi che nel confronto sui prezzi finali dell'energia elettrica determinano una situazione critica per i consumatori e le imprese italiane rispetto ai principali Paesi europei. In particolare, per quanto riguarda le famiglie, soltanto in quattro Paesi si paga l'elettricità più di noi: Danimarca, Germania, Cipro e Irlanda.

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