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Dossier Hong Kong e il calendario fanno crollare maggio

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    Dossier | N. 5 articoliRapporto Orologi

    Hong Kong e il calendario fanno crollare maggio

    È stato il calo più deciso da cinque anni a questa parte: nel mese di maggio l'export di orologi svizzeri ha registrato un calo dell'8,9%, con gli orologi da polso in calo del 6,2% in quantità (a 2,1 milioni di pezzi) e del 9,1% in valore. L'ammontare complessivo delle esportazioni è stato di 1,7 miliardi di franchi svizzeri. Secondo la consueta nota della Fédération de l'industrie horlogère suisse, il mese di maggio ha avuto due giorni lavorativi in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno, il che giustificherebbe «matematicamente» questo calo, si legge. A influire su questo risultato, però, c'è soprattutto il costante declino delle vendite a Hong Kong, il mercato più importante, con una quota del 13,3%, dove l'export è calato di ben il 33,6%.

    Nei primi cinque mesi dell'anno, comunque, l'export si attesta quasi sull'invariabilità, a -0,3%. Gli orologi di acciaio, che restano la categoria più venduta, sono stati i più afflitti da questa congiuntura, poiché metà delle perdite in valore e quasi tutte quelle in volume dipendono da loro. Anche i segnatempo in oro, però, hanno perso il 16,6% in quantità e il 7,1% in valore, mentre quelli in acciaio e oro crescono leggermente in quantità (+0,3%) ma calano ancor più vistosamente in valore (-9,5%).

    E non va meglio il mercato statunitense, il secondo per esportazioni con una quota del 10,3%, e che registra un calo del 13,7%. Arretra anche la Mainland China, che perde il 9%, mentre in Francia e Giappone l'export diminuisce rispettivamente del 2,4% e dell'1,9%. Buone notizie, invece, vengono proprio dall'Italia, terzo mercato per gli orologi svizzeri, dove, «probabilmente con il traino di Expo Milano 2015», recita la nota della Federazione, che si è aperta proprio il primo giorno di maggio, ha visto aumentare le vendite del 4,5%. Nei primi cinque mesi dell'anno, inoltre, rispetto allo stesso periodo del 2014, il mercato italiano è cresciuto dell'11,1%. E anche se nei sei mercati appena citati va il 50% delle esportazioni di orologi “made in Swiss”, fra gli altri Paesi si segnalano le performance decisamente positive di Regno Unito (+26,7%) e, forse un po' a sorpresa, della Grecia (+26%), mentre la Russia si conferma mercato critico, con un calo netto del 30%, e gli Emirati Arabi registrano un -10,7%. A sommare le statistiche dei Paesi, comunque, il risultato è quel lieve -0,3% e, mettendo a confronto il 2015 con il 2013, si torna in positivo con un +3,1%.

    Tuttavia, dopo il boom dei primi anni Dieci, gli orologi svizzeri continuano a rallentare la loro corsa. A influire negativamente sulle statistiche, oltre certamente al calendario, ci sono anche le fluttuazioni valutarie, rafforzamento del franco svizzero e del dollaro in testa. Ma su quel -9% potrebbe per la prima volta aver concretamente influito lo spettro dell'Apple Watch: non è difficile, infatti, riconoscere come il vistoso calo si sia verificato proprio nel mese in cui è stato lanciato l'Apple Watch (venduto dal 24 aprile in nove Paesi chiave). Alcuni analisti prevedono già che, soprattutto nel mercato statunitense, l'ultimo nato di Cupertino potrà avere un impatto negativo sulle vendite di orologi svizzeri di fascia media. E che la versione con cassa in oro rosa, con un prezzo di listino di 17mila dollari, potrebbe far concorrenza anche sulle fasce più alte. Lo sapremo presto: dal 26 giugno, giorno del suo arrivo in Italia, l'Apple Watch è approdato anche nei negozi svizzeri.

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