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Dossier Il lusso cambia passo ma non si ferma

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    Dossier | N. 5 articoliRapporto Orologi

    Il lusso cambia passo ma non si ferma

    Un mercato in crescita, quello dell'orologeria di alta gamma, comel'intero settore dei beni di lusso personali. Su questo gli analisti sono tutti d'accordo, sottolineando allo stesso tempo che si tratta di una crescita diversa rispetto a quella degli ultimi anni: più lenta ma più solida e organica, nonostante gli scossoni valutari – in particolare la rivalutazione del franco svizzero annunciata in gennaio – e le incognite geopolitiche e finanziarie. Stando all'aggiornamento di maggio del Worldwide Luxury Markets Monitor di Bain-Altagamma, il segmento hard luxury (gioielli e orologi) del mercato del lusso globale ha raggiunto nel 2014 il 22% del totale (era il 23% nel 2013), in crescita del 2% a 49,28 miliardi di euro. «Per il 2015 stimiamo che il mercato del lusso passi dai 224 miliardi del 2014 a una cifra compresa tra 228 e 233 – spiega Claudia D'Arpizio, partner di Bain e autrice del Monitor frutto della collaborazione con Fondazione Altagamma –. L'hard luxury continuerà ad avere un ruolo importante anche in Cina, il Paese che resterà il motore della crescita: i cinesi si confermeranno i primi consumatori per nazionalità, assorbendo oltre il 30% degli acquisti di lusso a livello globale. Tra il 2010 e il 2014 il Cagr del segmento gioielli e orologi è stato del 9%, il più alto, dopo quello degli accessori, pari all'11%. Ma, come avevamo anticipato in ottobre, i tassi di crescita per i prossimi anni saranno diversi».

    Buone notizie non solo per la crescita delle vendite e quindi dei ricavi delle aziende del settore, ma anche per la redditività. Stando al Factbook 2015: risultati e trend di settore di Ernst&Young (EY) presentato a Firenze il 15 giugno, la media dell'ebitda per gli esercizi 2013-2016 del settore moda e lusso è del 22,5%. I due colossi dell'orologeria, Richemont e Swatch, sono però entrambi sopra la media, con, rispettivamente, ebitda del 27,1% e 23,6%. Bene pure il terzo player, il colosso francese Lvmh (si vedano anche le altre analisi sul Sole 24 Ore di oggi), con un ebitda del 23,8%.

    «I multipli di mercato inoltre si mantengono su livelli elevati – sottolinea Roberto Bonacina, lead advisory per l'M&A di EY e autore del Factbook 2015 –. La media del campione che abbiamo analizzato del rapporto tra Ev (enterprise value, ndr) e ricavi è di 2,8: Richemont è sopra la media con 3,3, ma anche Swatch, Lvmh e Tiffany si mantengono molto vicini, con, rispettivamente, 2,6 per il gruppo svizzero e 2,7 per il colosso francese e per il gruppo americano». Dati analoghi per quanto riguarda il rapporto tra Ev ed ebitda, sempre per l'esercizio 2015: «La media è di 11,9, Richemont si attesta a 12,6, Swatch a 10,8. Lvmh a 11,6 e Tiffany a 10,7», conclude Bonacina.

    Le prospettive dell'industria degli orologi sono confermate poi dal più specifico dei report, quello di Vontobel, aggiornato all'aprile scorso e che tiene conto quindi di tutti i segnali arrivati dalle due grandi fiere di settore, il Sihh di Ginevra di gennaio e Baselworld di aprile. «L'industria svizzera degli orologi è leader nel mondo per valore e continuerà a esserlo – sintetizza Rene Weber, autore del Watch Industry Report 2015 –. Ci sono alcune importanti temi da affrontare, però: in particolare i cambi, il mercato di Hong Kong e gli smartwatch». Un'ipotesi confortata tra l'altro da uno studio di Boston Consulting Group (Bcg) condotto su 10mila consumatori del lusso di 10 Paesi (si veda Moda24 del 12 giugno): chi compra orologi di lusso ha come priorità che siano Swiss made, proprio come chi compra scarpe o borse pretende il made in Italy.

    Vontobel conferma anche il “cambio di passo” della crescita dell'orologeria: «Tra il 2009 e il 2014 in cima alla lista delle aziende del lusso per crescita organica troviamo Hermès con il 13,4% – sottolinea Weber –. Ma al secondo e terzo posto ci sono Richemont (+10,8%) e Swatch Group (+9,5%). Nel 2014 però tutto il settore dell'alta gamma ha visto ricavi e margini comprimersi e l'industria degli orologi non ha fatto eccezione: L'ebit più alto dell'esercizio 2014 lo ha generato ancora una volta Hermès (31,5%, in calo di 90 punti base), ma anche in questo caso subito dopo c'è Richemont, con un ebit del 24%. Più vistoso il caso del gruppo Swatch, che ha visto il margine calare di 430 punti base a 20,1%». L'altro grande tema, come hanno dimostrato le novità presentate e Ginevra e Basilea da marchi di tutte le fasce, compreso il lusso, è quello degli smartwatch. Secondo Vontobel le fasce medio-alta e alta del mercato (con un prezzo al pubblico superiore a 1.500 euro) – che assorbono l'87% della produzione svizzera – non subiranno alcuna conseguenza dalla diffusione di questi nuovi orologi “multifunzione”, mentre il segmento medio e medio-basso dell'orologeria dovrà in qualche modo adeguarsi, includendo funzioni da vero e proprio smartwatch. Secondo gli analisti, inoltre, l'arrivo degli smartwatch rappresenta un rischio maggiore per le aziende giapponesi che per quelle svizzere. «A patto, certo, che questi nuovi device si dimostrano davvero un successo – sottolinea Weber –. Vediamo cosa accadrà nei prossimi mesi, con un occhio di riguardo, naturalmente, all'Apple Watch (in vendita in Italia dal 26 giugno, ndr)».

    Quanto a Hong Kong, che nei primi cinque mesi del 2015 ha visto le esportazioni dalla Svizzera calare del 19,2% (per l'analisi dei dati aggiornati di gennaio-maggio della Federation horlogère suisse si veda anche l'articolo sul Sole 24 Ore di oggi), mentre la Cina tornava a crescere (+8,4%), Weber prevede che la debolezza di Hong Kong verrà confermata, compensata però dall'aumento dell'export verso l'Europa, gli Stati Uniti e la Corea (+22,4% nel periodo gennaio-maggio). «Considerando il mood di Basilea e il fatto che le azienda svizzere, dopo la rivalutazione del franco di gennaio, hanno alzato i listini mediamente del 5-10% – spiega l'analista – pensiamo che il 2015 sarà sostanzialmente in linea con il 2014, anche se sicuramente alcune aziende cresceranno a una cifra». Quanto al rating quindi, Vontobel assegna un “buy” a Richemont (il business dell'orologeria vale il 47%, quello della gioielleria il 30%, ma contribuisce per il 50% all'ebit e ha in genere margini più alti) e un “hold” a Swatch Group, soprattutto per via degli smartwatch, che potrebbero far calare le vendite del segmento medio e medio-basso del gruppo, dove attualmente Swatch ha, rispettivamente, il 65% e 60% del mercato, grazie ai marchi Swatch e Tissot.

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