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Dossier Per Richemont continua la crescita in Europa

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    Dossier | N. 5 articoliRapporto Orologi

    Per Richemont continua la crescita in Europa

    • –di L. Te.

    Con i suoi numerosi marchi, il gruppo elvetico Richemont rimane una delle compagini simbolo del lusso a livello internazionale. Nomi come Cartier, Van Cleef & Arpels, Montblanc, Jaeger-Le Coultre, Vacheron Constantin, Iwc, Piaget e altri ancora compongono la realtà, molto articolata, del gruppo ginevrino. Nonostante non manchino ostacoli e sfide , Richemont resta uno dei gruppi preferiti da molti esperti del settore. Nella classifica mondiale dei gruppi del lusso resa nota a inizio giugno da Deloitte, Richemont è al secondo posto per fatturato, alle spalle della francese Lvmh. Richemont e Swatch (sesto) sono i due gruppi elvetici che hanno attività centrate sulla produzione di orologi (Richemont diversificato anche su gioielli e accessori) presenti in questa top ten. «Come l'Italia è leader nella moda, così la Svizzera non è seconda a nessuno nella produzione di orologi di lusso”, ha commentato Karine Szegedi, Head Fashion and Luxury per il ramo elvetico di Deloitte, presentando la classifica.

    La chiusura dell'esercizio 2014/2015, a fine marzo scorso, non è stata peraltro delle migliori per Richemont. Le cifre rimangono però rilevanti e, secondo molti esperti, i punti di forza del gruppo (soprattutto presenza globale e dotazione di molti marchi di gamma alta) sono ancora intatti. Richemont ha registrato un calo dell'utile netto del 35%, a 1,334 miliardi di euro . Il fatturato del gruppo è invece aumentato del 4%, a 10,41 miliardi di euro. La flessione dell'utile netto riflette le perdite subite con strumenti finanziari, che includono elementi monetari e derivati. Per quanto riguarda l'evoluzione dei mercati, buono l'andamento in Europa - area che rappresenta un terzo delle vendite - con un giro d'affari in crescita del 6%, a 3,07 miliardi di euro. In Medio Oriente e Africa c'è stato un incremento del 19% a 841 milioni di euro, nelle Americhe del 13% a 1,59 miliardi. Gli affari hanno invece marciato sul posto nell'area Asia-Pacifico, che costituisce il mercato più importante, con un calo dell'1% a 4,1 miliardi di euro. Particolarmente negativo l'andamento del Giappone, con una contrazione dell'8% a 814 milioni.

    A livello operativo, il gruppo ginevrino ha comunque ottenuto un utile in progresso del 10% rispetto all'esercizio precedente, a 2,67 miliardi di euro. Il consiglio d'amministrazione ha proposto il versamento di un dividendo più alto del 14%, a 1,60 franchi per azione. La forza del franco svizzero ha certamente influito negativamente sui conti di Richemont, come su quelli di altri gruppi che hanno basi produttive in Svizzera. Nonostante questo effetto valutario, il gruppo presieduto da Johann Rupert guarda comunque con un certo ottimismo al futuro, anche perché verso la fine dell'esercizio 2014/2015 l'andamento degli affari ha registrato miglioramenti. Bisogna anche ricordare che, sul versante della diversificazione delle attività, Richemont ha annunciato nel marzo scorso la fusione tra la sua filiale Net-A-Porter e il sito italiano di vendite online Yoox.

    Tornando alla questione del superfranco, è chiaro che anche per Richemont è stata importante la decisione della Banca nazionale svizzera, che a metà gennaio scorso ha abolito la soglia di cambio minimo con l'euro (1,20 franchi per 1 euro), con conseguente ulteriore impennata della valuta elvetica. Richemont è quotata a Zurigo e il suo titolo a metà gennaio è caduto, come altri del settore. Ma di lì in poi c'è stata una graduale risalita dell'azione. «Siamo in generale favorevoli al titolo Richemont – dice Sascha Kever, gestore patrimoniale della Pkb Privatbank – perché lo riteniamo molto meno ciclico di altri, le attività del gruppo sono infatti molto centrate sui prodotti maggiormente di lusso. Al di là delle naturali oscillazioni nelle varie fasi e nelle varie aree, nel mondo la domanda di questo tipo di prodotti è destinata a restare importante anche negli anni a venire. La forza del franco rappresenta certamente un fattore di disturbo, ma non tale da compromettere l'evoluzione degli affari del gruppo in futuro. Richemont d'altronde non è in sostanza toccata dalla sfida degli smartwatch provenienti dal mondo dell'elettronica, sfida che riguarda in partica orologi di gamme in cui il gruppo non è presente».

    Sulla piazza elvetica una parte degli operatori preferisce sottolineare la pressione sui margini causata dalla forza del franco e dal rallentamento della domanda su importanti mercati asiatici ed europei. Ma un'altra parte continua appunto a sottolineare le molte frecce che Richemont ha al suo arco e che consentono al gruppo di affrontare le sfide e di giocare da buona posizione la partita mondiale del lusso.

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