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Non profit e imprese, per il Nobel Yunus, «la contaminazione porta…

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Non profit e imprese, per il Nobel Yunus, «la contaminazione porta innovazione»

Come può il non profit aumentare il proprio impatto lavorando insieme all’impresa? E come possono le aziende accrescere la propria efficacia sociale lavorando con il terzo settore? A questi interrogativi si è cercato di rispondere in occasione del workshop conclusivo del Social Enterprice world Forum, organizzato da Acra-Ccs, Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) e Fondazione Italiana Accenture (Fia), partner anche Fondazione Cariplo e Iulm, dal titolo “Convergence profit-non profit to achieve sustainable value”.

Con l’edizione di Milano del 2015, organizzata in concomitanza con Expo, il Forum è ritornato in Europa dopo la prima edizione tenutasi a Edimburgo nel 2008.
La sostenibilità del fare impresa e quella del sistema sociale passano attraverso la convergenza, una modalità di relazione tra imprese del settore privato e organizzazioni non profit basata su una collaborazione strategica, all’insegna dell’innovazione sociale e di mercato. Si tratta di un processo di mutuo vantaggio, che consente alle aziende di comprendere e anticipare le esigenze dei propri interlocutori a partire dal cittadino consumatore, in una logica di relazione con il territorio e di contribuzione sui grandi obiettivi globali di sviluppo sostenibile. Al contempo il non profit, può beneficiare di risorse, competenze e reti di difficile accesso, mentre si assiste alla nascita di una nuova tipologia di impresa sociale già definita a livello internazionale “fourth sector”, che permette di soddisfare in modo sostenibile nel tempo esigenze di tipo sociale, consentendo alle imprese di realizzare una redditività che abiliti l’operare nel lungo termine.
Mohammad Yunus, l’economista del Bangladesh, premio Nobel, teorico del diritto al credito, trasformatosi in grande banchiere del microcredito, ha osservato come «la contaminazione tra profit e non profit comporta innovazione, motivazione, reputazione e fiducia».
«Il crescente interesse verso il tema della sostenibilità e su come questa si possa realizzare coinvolgendo il Terzo Settore, non è dettato da motivi puramente morali e sociali: il driver fondamentale è economico – sottolinea Diego Visconti, Presidente di Fondazione Italiana Accenture – Il sistema economico e sociale dei paesi industrializzati, così come è oggi, non può resistere all’impatto della globalizzazione e dei suoi effetti. Pertanto è necessario lavorare all’evoluzione dei modelli operativi come quello della convergenza, che vede la Corporate Sociale Responsibility diventare parte integrante delle strategie di crescita tanto da impattare sulle modalità strutturali di fare business. Intanto il Terzo Settore affronterà una dinamica speculare: la diminuzione di contributi pubblici farà si che le modalità di produzione dei servizi sociali dovranno incorporare forti elementi di efficienza e sostenibilità economica. Fondazione Italiana Accenture è determinata a facilitare applicazioni concrete di questo modello in Italia, sostenendone rapidità di diffusione e replica».
Piercarlo Gera, Global Managing Director, Accenture Strategy Financial Services, nel corso dell’incontro ha sottolineato come «il 78% dei Ceos delle aziende intervistate nell’ambito di un’indagine realizzata da Accenture Adp sostiene che la propria azienda dovrebbe essere coinvolta in partnership multi-stakeholder per raggiungere obiettivi di sviluppo sociale e economico. Rispetto a questi obiettivi, è stato inoltre rilevato un performance gap del -14% tra le ’aziende che dovrebbero’ e ’aziende che già attuano’ multi- stakeholder partnerships: chi già attua queste collaborazioni, performa meglio di chi ci sta ancora riflettendo su. Questi dati sono indicativi del fatto che: sempre più il mondo del business ha una percezione positiva della relazione con il non profit ed è interessato ad attuarla perché funzionale al raggiungimento di obiettivi di sviluppo e sostenibilità».

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