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Enogastronomia, artigianato, turismo: la Calabria cerca sinergie…

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MADE IN ITALY

Enogastronomia, artigianato, turismo: la Calabria cerca sinergie con la Cina

Il made in Italy frutta in termini di esportazioni qualcosa come 890 milioni di dollari per le sole borse e 560 milioni di dollari per le calzature, in particolare quelle marchigiane e campane. Dati che attestano come, crisi o non crisi, gli articoli di qualità siano molto apprezzati e dunque appetibili, al pari delle eccellenze calabresi. Prodotti di nicchia dell’agroalimentare, per esempio.

È merce con enormi potenzialità che potrebbe conquistare i mercati internazionali: piazze di commercializzazione con un volume d’affari a tantissimi zeri, tipo le americane o le asiatiche. E proprio quest’ultima “riserva di caccia” è il territorio che meglio conosce il dg dell’Ice di Pechino Antonio LaSpina, venuto in Calabria per creare sinergie tra la Regione (intesa come ente istituzionale e anche quale realtà geografica) e la Cina al fine di promuovere l’enogastronomia, l’artigianato e il turismo, nell’ambito di Expo 2015.

Un’occasione importante, anche e soprattutto per offrire a una regione molto lontana dai circuiti europei e mondiali l’opportunità di uscire dagli angusti confini territoriali. Un concetto ribadito da Laspina, che nella sede di Confcooperative a Catanzaro al cospetto di imprenditori quali il vicepresidente del gruppo Granarolo Camillo Nola ha illustrato lo scenario economico e degli scambi di un Paese sconfinato come la Cina: «Bisogna attrezzarsi per essere presenti e competitivi in una nazione che non è più identificata per la sua capitale o altre tre o quattro città molto note. È un mercato aperto e in continua espansione che anche dopo il contraccolpo, dovuto alle recentissime vicende europee, ha avuto ieri dei rimbalzi positivi alla borsa di Shanghai. Un chiaro segno della capacità di assorbire certe oscillazioni. E del resto oggi in quella parte dell’estremo Oriente vivono molti miliardari e parecchi milionari, oltreché un numero stratosferico di persone comunque facoltose. Gente – ha affermato ancora – che ha imparato a mangiare in un determinato modo. All’Occidentale, potremmo dire. Consumatori che adesso sanno distinguere fra la mozzarella da latte vaccino da quella da latte ovino e tanto altro ancora. Ecco perché voi titolari di aziende alimentari calabresi, produttori di specialità e prelibatezze, dovete essere bravi a lanciarvi. A farvi conoscere nella maniera migliore. L’Expo è una vetrina eccezionale per farlo, ma è soltanto una delle tante frecce al vostro arco per iniziare a conquistare ben 300 milioni di potenziali compratori».

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