Economia

La privacy «nodo» della comunicazione nell’epoca di Internet

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La privacy «nodo» della comunicazione nell’epoca di Internet

Una domanda posta in 7.908 occasioni ai consumatori, ai quali è stato chiesto un passaggio di dati a fronte di uno sconto di un prodotto. In 6.779 casi (85%) gli utenti hanno acconsentito. E in quasi 10 casi su 100 i dati più sensibili - email, numero di cellulare, cap, nome, cognome, numero civico - non avrebbero avuto problema a passare di mano, in cambio di sconti su prodotti e servizi.

Il risultato di sintesi della ricerca New Media e Privacy, presentata dal professor Andrea Carignani e da Lorenzo Negri, dell’Università Iulm di Milano, è un esempio lampante del “paradosso della privacy nel mondo digitale”. La privacy nel mondo digitale ancora non è considerata per quel che è: un valore importante come l'oro nell’epoca del web che pervade le nostre vite.

La ricerca è stata finanziata da Mediaset e Confindustria Radio Televisioni tramite la prima borsa di studio intitolata a Vincenzo Prochilo, il direttore degli Affari istituzionali di Mediaset morto improvvisamente ad aprile dello scorso anno. Il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, il rettore dello Iulm Giovanni Puglisi e il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Rodolfo De Laurentiis, hanno ricordato al figura del dirigente Mediaset prima di un dibattito cui hanno preso parte Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset; il Commissario Agcom Antonio Martusciello; Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione dell’Università Cattolica di Milano; Giuseppe Rossi professore di diritto comparato allo Iulm; Davide Mondo, amministratore delegato Mediamond; Antonio Gaudioso, segretario generale CittadinanzAttiva e Giuseppe Busia, segretario generale dell’Autorità per la protezione dei Dati personali.

Moderati da Paolo Liguori, gli interventi sono stati tutti improntati a una considerazione di fondo: la privacy va trattata alla stregua del bene più prezioso. E nei cittadini-utenti ci vuole maggiore consapevolezza. «L’educazione a Internet dovrebbe diventare materia scolastica», ha spiegato Gina Nieri, aggiungendo: «È in ballo la salvaguardia politica, civile e sociale dell’Europa. Un tempo si lanciava l’allarme contro le multinazionali americane dell’informazione televisiva. Ma, al confronto, quel che sta succedendo ora con questi signori del web non ha paragone».

«C’è una scarsa consapevolezza - spiega De Laurentiis al Sole 24 Ore - di queste tematiche, anche se questa consaopevolezza sta crescendo. e il fatto che ci sia una così alta pèercentuale di persone disposta a sacrificare la propria privacy per sconti e facilitazioni deve far riflettere». Più di qualcosa, ha poi concluso Giuseppe Busia, segretario generale dell’Autorità per la protezione dei Dati personali, potrebbero fare proprio aziende come Mediaset. «Produttori di contenuti come Mediaset - ha spiegato - potrebbero portare all’attenzione nelle proprie fiction esempi di ragazzi alle prese con smarrimento di smartphone o problemi legati alla privacy. Aiuterebbe molto». E si ritorna alla cara vecchia tv.

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