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Allo Iaad di Torino nove su dieci trovano subito lavoro

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Allo Iaad di Torino nove su dieci trovano subito lavoro

«Per i creativi le opportunità di lavoro stanno aumentando». Con oltre il 90% dei laureati che trova un'occupazione entro il primo anno dalla conclusione degli studi, Laura Milani - presidente e direttrice dello Iaad (Istituto d'arte applicata e design) di Torino – non ha dubbi sulle prospettive incoraggianti per gli studenti che frequentano i 6 corsi di laurea dell'Istituto. Corsi a numero chiuso, 30 iscritti al primo anno per ognuno dei corsi che spaziano dal tessile e fashion al settore dei trasporti (moto e auto innanzi tutto), dal design applicato alla comunicazione alla comunicazione digitale, sino ai vari aspetti della produzione industriale.

Per questo Milani sarà tra i protagonisti della “Turin modest fashion roundtable” che si svolgerà il 28 luglio su in iniziativa di Dubai Chamber e Thomson Reuters e con il sostegno del Dubai Islamic Economy Development Centre. «In realtà – aggiunge Milani – noi siamo già abituati a lavorare con tutto il mondo. Ed un'opportunità in più fa sempre piacere, anche perché può offrire nuovi sbocchi di lavoro». Gianmarco Montanari, managing director del Comune di Torino, sottolinea come Turchia, Emirati Arabi ed Arabia Saudita rappresentino, complessivamente, il terzo mercato di sbocco delle merci italiane, dopo l'Unione europea e gli Stati Uniti, con un valore superiore ai 20 miliardi di euro.

E scorrendo l'elenco dei prodotti esportati verso gli Emirati si nota come il fashion rappresenti una quota consistente del nostro export, dai gioielli all'abbigliamento, all'arredo di interni. Oltre all'alimentare che sarà il tema di una tavola rotonda in autunno.
Ma se per il cibo e per la moda esistono delle peculiarità legate agli aspetti religiosi, per tutto il resto allo Iaad ritengono che si debba lavorare come per ogni cliente di qualsiasi parte del mondo. Evitando la segmentazione ma puntando sulla risposta da garantire ai vari bisogni. Più un problema di comunicazione e di conoscenza delle diverse culture che non un ostacolo religioso. Ma l'occupazione è tutelata dall'export anche in altri settori. Fabrizio Rovai, presidente del Cosmave, il consorzio per lo sviluppo dell'attività lapidea apuo-versiliese, spiega che sono oltre 2mila gli addetti delle 53 aziende associate. Aziende che cavano il marmo, lo trasformano e lo vendono in tutto il mondo, con una forte richiesta nei Paesi del Golfo e non solo. «Il trend è positivo – aggiunge – e le aziende hanno saputo, attraverso l'internazionalizzazione, superare la crisi del 2007 e 2008. Si sono strutturate e sono sane, con una qualità del prodotto sempre più apprezzata».

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