Economia

Ilva, sull’inquinamento la Procura di Taranto apre nuova inchiesta

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IL CASO TARANTO

Ilva, sull’inquinamento la Procura di Taranto apre nuova inchiesta

Archiviato con i rinvii a giudizio di 44 imputati il primo capitolo del processo “Ambiente Svenduto” (disastro ambientale dell’Ilva, prima udienza il 20 ottobre in Corte d’Assise), la Procura di Taranto continua a tenere alta l’attenzione sull’azienda dell’acciaio. C’è ora un’inchiesta bis che sta prendendo quota. Gli esposti, le denunce, le segnalazioni e i video arrivati negli ultimi mesi negli uffici dell’autorità giudiziaria sono infatti sotto la lente e costituiscono oggetto di approfondimento. Sotto osservazione sono le gestioni commissariali a partire dal 2013.

Nuovo filone
D’altra parte, proprio giovedì della scorsa settimana, commentando i rinvii a giudizio decisi dal gup Wilma Gilli, il procuratore capo Franco Sebastio, nel rilevare che l’impianto accusatorio era stato sostanzialmente confermato, aggiunse, sempre a proposito dell’Ilva, che le inchieste non finiscono mai e che il lavoro è sempre aperto. A ciò si aggiunga che alla fine del 2014 il gip Patrizia Todisco – il magistrato che a luglio 2012 firmò il sequestro degli impianti da cui è poi partita tutta la vicenda –, raccogliendo il materiale inviato dai custodi giudiziari, scrisse alla Procura ed evidenziò che l’Ilva continuava ad inquinare.

Le denunce degli ambientalisti
Il pressing di ambientalisti, cittadini, movimenti e alcuni sindacati sulla Procura non si è mai interrotto. Solo ieri, per fare un esempio, sono giunte tre diverse segnalazioni: del sindacato Usb a proposito delle condizioni ambientali e di sicurezza dell’acciaieria 1, del comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” e, in forma congiunta, dei Verdi e dell’associazione Peacelink. Questi ultimi dicono che fine luglio «è la scadenza prevista dalla legge entro la quale Ilva deve avere realizzato l’80% delle prescrizioni ambientali», ma alla data del «30 luglio l’inquinamento diffuso e i fenomeni incontrollati e dannosissimi come gli slopping, continuano a rappresentare indisturbati un incombente pericolo per la salute dei tarantini». Accluse alla denuncia, anche alcune foto: «Noi faremo valere i diritti di un’intera città nelle sedi competenti» dicono ancora Verdi e Peacelink riferendosi appunto alla Magistratura. I “liberi e pensanti” hanno invece denunciato all’Arpa Puglia, allo Spesal dell’Asl e ai custodi giudiziari dell’Ilva il rischio di dispersione di amianto a seguito della demolizione della batteria 10 delle cokerie, uno degli interventi previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale.

Scudo giudiziario
Diverse denunce, quindi, e conseguente accertamento della Magistratura. Anche se, va ricordato, la legge dello scorso marzo prevede per i commissari straordinari dell’azienda una specie di “scudo giudiziario” per le eventuali responsabilità nell’attuazione dell’Aia, misura, questa, molto contestata proprio dagli ambientalisti.

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