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Abertis conquista la Brescia-Padova

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Industria

Abertis conquista la Brescia-Padova

verona

Gli spagnoli di Abertis sono a un passo dal piantare radici nell’asfalto italiano. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, ieri il gruppo catalano di infrastrutture ha annunciato ufficialmente di avere firmato un accordo di esclusiva prodromico all’acquisto di A4 Holding, la società che controlla il tratto dell’autostrada A4 Brescia-Padova e il tratto della A31 da Vicenza a Piovene Rocchette, la cosiddetta Valdastico.

L’intesa è stata siglata con il consorzio Re Consult Infrastrutture che detiene il 44,5% della Brescia-Padova, costituito da Intesa Sanpaolo, Astaldi e per una quota minore dalla famiglia padovana Tabacchi (Giuliano e il figlio Guglielmo). A cui si aggiunge la quota del 6,5% di Equiter, società di Intesa Sanpaolo che investe capitali di rischio per sviluppare le infrastrutture. L’advisor legale di Abertis nell’operazione è lo studio BonelliErede. «L’accordo - ha spiegato il gruppo spagnolo - è soggetto a una due diligence che, se si concluderà con successo, porterà Abertis ad assumere il controllo della holding prima della fine dell’anno». L’offerta degli spagnoli si basa su una valutazione della società molto alta, circa 1,2 miliardi di euro, e si aggirerebbe attorno a 450 milioni (per detenere complessivamente il 50,5%), cifra che avrebbe battuto le offerte di Atlantia (holding che controlla i pedaggi autostradali d’Italia e gli aeroporti di Roma), F2i (fondo infrastrutturale gestito dal gruppo Gavio), Carlo Toto (ex proprietario di AirOne) e del fondo australiano Macquarie.

L’esclusiva ha una durata di tre mesi, periodo nel quale si susseguiranno incontri e valutazioni prima della firma finale. E già negli ultimi due giorni si sono alzate le barricate all’operazione. Se, infatti, l’offerta degli spagnoli porterebbe, oltre all’aumento del valore delle quote, anche la monetizzazione degli investimenti passati nelle tasche degli azionisti privati, i soci pubblici - ovvero Camere di commercio locali, Comuni e Province della Lombardia e del Veneto -, che detengono poco più del 32% del capitale societario, lanciano l’allarme a difesa della proprietà italiana e contro l’ingresso di un socio di maggioranza straniero. «Il governo deve intervenire», ha dichiarato subito Flavio Tosi, presidente della A4 Holding e sindaco di Verona. Facendosi portavoce di un malumore che subodora non solo il rischio della perdità dell’italianità ma anche di possibili finanziamenti che dalla società pubblico-privata possono essere (ora) movimentati verso altre opere per il territorio (mentre con un socio spagnolo chissà). Vero è che da un lato Abertis mette in campo una cospicua cifra e un programma di investimenti da 9 miliardi - non solo in Italia, ma anche in Spagna, Usa, Cile, Brasile, Porto Rico - e dall’altro gli enti locali non possono permettersi investimenti per opporsi all’operazione di mercato. Operazione che resta appetitosa per il gruppo di Barcellona - nel 2014 la A4 Holding ha registrato un utile di 33 milioni con ricavi a 561 milioni -, soprattutto dopo i due tentativi falliti di entrare in Italia: nove anni fa il gruppo ricevette un no dal governo italiano per la fusione con Autostrade, mentre nel 2009 fallì il tentativo di conquistare la Sias (Società iniziative autostradali e servizi) Torino-Milano.

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