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Electrolux, salgono a cento le adesioni per il turno di Ferragosto

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accordo sulla remunerazione

Electrolux, salgono a cento le adesioni per il turno di Ferragosto

Sono salite a un centinaio le adesioni al turno di Ferragosto previsto alla Electrolux di Susegana, Treviso: «Salvo ripensamenti dell'ultima ora», è la precisazione d'obbligo visto il clima ancora teso fra azienda e sindacati. Dopo la conta finale - inizialmente ci si era fermati a una trentina di lavoratori - il direttore dello stabilimento ha confermato che la linea 4 produrrà a pieno regime circa 400-500 pezzi: si tratta dell'alto di gamma da incasso, quella tipologia di frigoriferi Cairo che sta vivendo un picco di domanda. Una situazione che non può essere considerata strutturale, precisa l'azienda, e che unita all'accordo della solidarietà rende impossibile pensare di procedere a nuove assunzioni.

Nello stesso turno, dalle 6 alle 12, verrà probabilmente attivata anche la linea 6, per la produzione di una trentina di pezzi più complessi quali congelatori e frigoriferi a quattro porte. Il sabato di Ferragosto sarà remunerato secondo la maggiorazione (straordinario in giorni festivi) prevista dal contratto collettivo metalmeccanico: in tasca arriveranno circa 70 euro netti.

Intanto prosegue il dibattito sulle soluzioni da adottare per il futuro, quando le esigenze produttive chiamano ma si scontrano con un clima di relazioni sindacali storicamente teso.

Lo strumento potrebbe esistere già: l’articolo 30 della legge Biagi, che prevede la possibilità del distacco del lavoratore. «È impensabile che uno stabilimento come quello trevigiano, che da poco ha superato una investigazione dalla quale dipendeva la sua stessa sopravvivenza, possa perdere anche un solo pezzo», spiega Maurizio Castro, attuale presidente Quanta ed ex responsabile Risorse umane proprio in Electrolux.

«Quando esiste un sito produttivo con valenza almeno regionale, non si può lasciare che la questione venga affrontata a livello locale. Si potrebbe pensare a un distacco di lavoratori della stessa filiera, e magari di aziende in crisi, a monte o a valle».

«Ha ragione Castro - aggiunge Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato - a ricordare la legge Biagi che consente distacchi di lavoratori, anche cassintegrati, tra aziende che hanno comuni interessi come quelli di filiera. Il prossimo rinnovo dei contratti collettivi dovrà essere occasione per radicali cambiamenti nel segno della flessibilità dell’orario».

«Gli andamenti imprevedibili della domanda - continua Sacconi - fanno inevitabilmente saltare tutti gli accordi tra le parti che hanno quale contenuto la rigidità dell’orario. Fermi restando i diritti dei lavoratori, è finito il tempo del fermo generalizzato delle attività nel periodo agostano. I piani ferie aziendali devono correlarsi con le esigenze della produzione».

Il pensiero va ai dipendenti della Acc di Mel, acquisita dalla cinese Wanbao dopo il periodo di amministrazione straordinaria, che ancora attendono di essere richiamati dalla cassa integrazione straordinaria, ma anche alle aziende del mobile a valle, che producono le parti di cucina nelle quali viene incassato il Cairo, richiestissimo frigorifero al centro del contendere. La chiamata a lavoratori della stessa filiera produttiva potrebbe riguardare l’elettrodomestico, ma anche settori come cantieristica e tessile.

«Oggi le situazioni nelle quali si lavora nei giorni festivi sono molteplici- spiega Maria Cristina Piovesana, presidente Unindustria Treviso - e i contratti nazionali o aziendali contengono ormai ampia disciplina di queste ipotesi prevedendo forme diverse di compensazione in termini di maggiorazioni economiche o di riposi compensativi. Il punto è un altro: la richiesta di lavoro festivo è conseguenza di una richiesta del mercato che evidenzia una domanda certa e indifferibile di produzione , oppure si tratta di un tentativo di intercettare mercato inespresso magari per recuperare costi fissi o aumentare il fatturato? A me pare che il caso Electrolux rientri nella prima ipotesi. E se è vero che oggi la flessibilità organizzativa è un valore, credo che nella prima ipotesi sia inevitabile dare risposta affermativa. Il lavoro va preso quando c’è, sarebbe delittuoso in questo contesto perdere opportunità».

Sempre a Treviso, a inizio 2014, è stato siglato uno dei primi accordi di codatorialità: un contratto di rete fra quattro aziende del mobile (gruppo Battistella), che sono ricorse al decreto Giovannini del luglio 2013, il quale ha inserito nel contratto di rete la possibilità di condividere le risorse umane dove necessario, in una sorta di “travaso” di forza lavoro.

.@Ganz24Ore

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