MILANO - Per una Esposizione universale dedicata al tema del nutrimento, e dunque allo sviluppo sostenibile, del Pianeta, presentarsi ai visitatori di tutto il mondo con una immagine verde non di facciata ma di sostanza era fondamentale. Il progetto iniziale di Expo 2015, è noto, prevedeva molto più spazio dedicato alle aree verdi di quanto si è riuscito effettivamente a completare. Ciò non toglie che, all’interno del sito di Rho, la presenza di alberi, arbusti e piante è importante e molti sono i padiglioni che del verde hanno fatto il loro cuore pulsante. Tra i protagonisti di questo risultato è la Peverelli, azienda comasca da 125 anni specializzata nella realizzazione di giardini e paesaggi.
«È stata una grande esperienza, iniziata quattro anni fa – spiega il presidente, Giorgio Peverelli –. Un lavoro lungo e complesso, che ha richiesto la creazione di un sistema di grandi alberi da mettere all’interno del sito». Vinto il bando, l’azienda ha cominciato a predisporre le prime piante, ciascuna con la sua etichetta, già due anni fa, adottando il sistema americano AirPot. Peverelli ha piantato e curato 5mila alberi e 500mila tra arbusti e tappezzanti lungo tutto il perimetro di Expo e i corsi d’acqua che lo attraversano. Non solo: ha anche realizzato i sistemi verdi di sei padiglioni, tra cui Stati Uniti e Francia, la Cascina Triulza e, fuori dal sito, la “Mela reintegrata” di Michelangelo Pistoletto in Piazza Duomo. Un investimento importante per l’azienda, che oltre alla realizzazione di queste aree garantisce per tutta la durata dell’Esposizione anche il loro mantenimento.
«Abbiamo sospeso tutte le altre attività, per concentrarci su Expo – spiega il presidente -. C’è una squadra operativa di 15 persone che ogni 40 giorni si occupa ad esempio di sostituire le piante dei padiglioni Usa e Francia». Ma il lavoro per la manifestazione ha coinvolto tutta la «grande famiglia», come Peverelli chiama i 120 dipendenti dell’azienda. Il lavoro forse più affascinante è quello realizzato proprio per Stati Uniti e Francia: «Il padiglione Usa, con le piante sistemate su pannelli mobili e verticali, ci ha dato l’opportunità di applicare il sistema Zip Tower, un brevetto americano», spiega Giorgio Peverelli, ricordando che l’azienda è tra le prime che hanno realizzato pareti verdi, ricevendo anche un premio nel 2012 per il centro commerciale Fiordaliso, il più grande giardino verticale sino ad allora realizzato. E che suoi sono anche i sistemi di piante che hanno contribuito a rendere celebre e pluripremiato il Bosco Verticale, progettato da Stefano Boeri a Milano. Dietro ogni lavoro, ricorda il presidente dell’azienda, ci sono tanto studio e tanta tecnologia, oltre alla sapienza artigianale di molti dipendenti: «Noi non facciamo il verde – precisa –: noi studiamo il verde. La nostra è l’Università dei giardini!». Sono questo studio e questa applicazione che hanno portato l’azienda (un fatturato di circa 15 milioni e un vivaio di oltre un milione di metri quadrati tra Como e Milano) a essere nominata tra le 30 migliori aziende italiane (il premio sarà consegnato a dicembre), forte di progetti importanti come i campi per i mondiali di Italia '90, il verde per le Olimpiadi invernali di Torino 2006, ma anche ville storiche o di lusso. «Siamo già stati contattati per l'Expo di Dubai nel 2020 – racconta Peverelli -. Probabilmente ce l’avremmo fatta comunque, ma di sicuro l’esperienza di Expo 2015 ha contribuito ad aggiungere visibilità e affidabilità alla nostra azienda».
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